Emerge dai dati dell’Istituto nazionale spagnolo di statistica, mentre il governo corregge il tiro sullo stop al reclutamento dall’estero
Roma – 9 settembre 2008 – L’esplosione dell’immigrazione in Spagna non accenna a fermarsi, nonostante la crisi economica ormai sempre più accentuata. Secondo l’inchiesta sulle migrazioni esterne dell’Istituto nazionale di statistica (Ine), relative al 2007, l’anno scorso sono arrivate nel Paese iberico 920.534 nuovi stranieri.
Secondo la ricerca gli europei si stabiliscono soprattutto nella regione di Valencia, sulla costa orientale della penisola iberica, mentre i sudamericani preferiscono Madrid e africani e asiatici Barcellona. Fra gli europei, sempre più numerosi i rumeni, che ammontano a 174.149 persone su 344.821 cittadini dell’unione europea. Dall’America, nel 2007, sono arrivati in Spagna 284.772 persone, mentre dall’Africa 109.615, di cui più di 71.000 solo dal Marocco.
Secondo l’inchiesta dell’Ine, la grande maggioranza (62,7%) degli immigrati arrivati in Spagna sono giunti in aereo, e soltanto l’1% su barconi o gommoni. Le ultime cifre ufficiali disponibili, aggiornate al 30 giugno 2008 e riportate da Europa Press, indicano che su 4.169.086 stranieri residenti in Spagna (quasi il 10% della popolazione), ben 2,1 milioni sono extracomunitari e di questi più di 400.000 non hanno diritto a un contratto di lavoro.
Proprio nei giorni in cui i media spagnoli anticipano questi nuovi dati, infuriano le polemiche sull’iniziativa – annunciata e poi smentita – del governo socialista di José Luis Zapatero per ridurre fortemente la contrattazione nei paesi di origine, in modo da attuare una sorta di preferenza comunitaria. Lo stop alla contrattazione di immigrati regolari nei loro paesi d’origine era stata annunciata meno di una settimana fa dal ministro del Lavoro Celestino Corbacho. Solo un giorno più tardi lo stesso Corbacho ha corretto il tiro dopo la pioggia di critiche arrivate dalle associazioni di immigrati e dai sindacati agrari e dopo che la vicepremier Maria Teresa Fernandez de la Vega lo aveva sconfessato pubblicamente.
"Non ho mai detto che si debbano sopprimere le contrattazioni nel paese di origine, perché sono un loro difensore", ha detto Corbacho in un’intervista alla radio ‘Cadena Ser’. "Uno non è sempre perfetto nello spiegare le cose", ha minimizzato il ministro, aggiungendo che con due milioni e mezzo di disoccupati "sembra ragionevole" analizzare le qualifiche delle persone disoccupate e occupare dove possibile "i posti che si possono coprire con persone che sono qui". Corbacho ha anche insistito sulla necessità di ricollocare gli immigrati che hanno perso lavoro e sono già presenti in Spagna e sul fatto che "la crisi non è risultato dell’immigrazione, che ha contribuito in modo decisivo allo sviluppo".
Poche ore prima, de la Vega aveva ‘esautorato’ Corbacho, affermando che il governo punta su un’immigrazione ordinata in funzione del mercato del lavoro" e aveva ribadito che la contrattazione all’origine continuerà, "secondo le necessità", come già avvenuto in passato. In sostanza, ha sintetizzato il portavoce del Psoe alla Camera José Antonio Alonso, se un posto di disoccupato potrà essere coperto da uno spagnolo in base alle sue qualifiche, "questa dovrà essere la priorità": ma senza chiudere la porta ai contratti all’origine negli altri casi.