Rappresentano oltre il 40% delle segnalazioni all’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali. I dati dell’ultima Relazione al Parlamento
Roma – 8 marzo 2012 –Sono i mass-media e il lavoro i settori dove sono più frequenti le discriminazione. E’ quanto emerge dalla “Relazione al Parlamento 2011 sull’effettiva applicazione del principio di parita’ di trattamento e sull’efficacia dei meccanismi di tutela”, diffusa oggi dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali.
Fra i principali dati della relazione, curata dall’Unar grazie al monitoraggio del suo Contact center, la ‘geografia’ delle discriminazioni vede al primo posto il Centro Italia con il 32,3% della segnalazioni pertinenti, il Nord-Ovest con il 27,5%, il Nord-Est con il 25,9%, e il Sud e isole con il 14,3%.
“L’Italia e’ stata recentemente oggetto di monitoraggio da parte dell’Onu, anche a seguito degli eventi di razzismo verificatisi sul territorio, con particolare riferimento al caso di Firenze del 13 dicembre scorso – si legge in una nota – e, alla luce della recrudescenza di comportamenti razzisti, nella Relazione si evidenzia la necessita’ di un salto di qualita’ per l’adozione, da parte del Governo, di un piano organico di prevenzione e contrasto dei fenomeni di discriminazione razziale”.
Dal monitoraggio dell’Unar emerge dunque che “il flusso di contatti per il 2011 evidenzia innanzitutto una forte crescita delle istruttorie relative agli eventi di discriminazione: dalle 766 del 2010 si e’ passati alle 1.000 del 2011. Le istruttorie giudicate ‘pertinenti’ sono state poi l’anno passato 799, 259 in piu’.
Sul fronte degli altri contatti – si legge nella Relazione al Parlamento – si nota un calo delle richieste di informazione (da 90 a 64), mentre le altre chiamate sono quasi raddoppiate (da 89 a 154 nel 2011). Con la piena operativita’ del web-site www.unar.it , attivo dal 15 marzo del 2010, si nota una crescita forte del numero di contatti che nell’anno appena passato sono arrivati a quota 18.850. Nel complesso quindi nel 2011 l’Unar ha avuto oltre ventimila contatti, una cifra quasi doppia rispetto a quella dell’anno precedente.
Quanto alla distribuzione territoriale delle segnalazioni: nel 2011 un caso di discriminazione su cinque e’ avvenuto in Lombardia (21%), dato stabile rispetto ai due anni precedenti. Un altro quinto proviene dal Lazio (19%), confermando anche per quest’anno il calo iniziato nel 2010. Veneto, Emilia Romagna e Toscana sono le regioni, per cosi’ dire di seconda fascia, rispettivamente con il 12,2%, il 10,4% e il 10,8% delle segnalazioni pertinenti. Sono dunque i grandi poli urbani (le province di Milano e Roma soprattutto) a veicolare il maggior numero di istruttorie pertinenti.
Per quanto riguarda l”ambiente’ in cui si consumano maggiormente le discriminazioni, per il secondo anno consecutivo – si legge nella Relazione al Parlamento – i mass-media si piazzano al primo posto, facendo segnare un lieve incremento rispetto al 2010 che ha portato il dato al 22,6% del totale dei casi pertinenti. A seguire l’ambito lavorativo che l’anno scorso ha ottenuto il 19,6% delle denunce, percentuale di oltre otto punti superiore a quella del 2010 (11,3%).
Sul versante del lavoro – fa notare la Relazione – spicca il dato dell’accesso all’occupazione (73%). Anche in questo caso le conseguenze sono ben note: procedure selettive su base etnica, segregazione occupazionale, accesso duale al mercato del lavoro.
Si mantiene piu’ o meno stabile, invece, il dato rispetto ai casi registrati nella vita pubblica (16,7%), mentre sono in flessione (10,9%) i casi relativi all’erogazione di servizi da parte di enti pubblici; c’e’ poi notare il lieve calo delle discriminazione segnalate rispetto alla casa (6,3% nel 2011 contro l’8,9% del 2010). Riguardo all’erogazione di servizi da parte di enti pubblici molto alta e’ la quota attinente ai servizi socio-assistenziali (40,3%).