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Visti d’ingresso, spariscono i lavoratori. Solo uno su cento

Continua il calo inesorabile degli arrivi per lavoro subordinato. Erano 220 mila nel 2007, sono stati meno di 20 mila lo scorso anno.  I dati del Ministero degli Esteri

 

Roma – 20 luglio 2016 – Frontiere aperte, ma non per i lavoratori. I nuovi immigrati, quelli che vengono a costruirsi un presente e un futuro, sono pochi e sempre meno.

Anche nellAnnuario Statistico 2016 del Ministero degli Esteri, pubblicato qualche giorno fa, possono leggersi gli effetti della crisi economica, che ha contratto la richiesta di manodopera  e convinto il governo ad azzerare i flussi d’ingresso. La speranza,  chissà quanto fondata, è che se salteranno fuori nuovi posti di lavoro saranno per i disoccupati che sono già qui. 

L’Annuario dà conto, tra le altre cose, dell’attività della nostra rete consolare e quindi anche dei visti d’ingresso rilasciati a stranieri diretti in Italia. Nel 2015 ne sono stati rilasciati 2.043.162 (a fronte di 2.150.753 richieste), il 7,8% in meno rispetto al 2014. 

“Tale flessione  – spiega il ministero – è attribuibile in parte alla crisi economica russa e alla svalutazione del rublo, con conseguente diminuzione delle richieste di visto provenienti dalla Russia  [che fino allo scorso anno guidava la classifica ndr], in parte all’aumento del tasso di dinieghi, finalizzati a prevenire minacce in termini di sicurezza e a ridurre il rischio di immigrazione clandestina”. 

La maggior parte di visti sono stati concessi a cittadini cinesi (540.883) e russi (492.739), seguiti da turchi (151.394), indiani (104.363), ucraini (51.048) e sauditi (51.004). Tra le macroaree di provenienza quella di maggior peso è l’Asia (40%), seguita dall’Europa extra Ue (37%) e dal Mediterraneo e Medio Oriente (13%). 

È interessante però anche capire cosa vengono a fare queste persone, analizzando le finalità dei visti d’ingresso. Nella stragrande maggioranza dei casi, l’80%, si tratta di ingressi turismo. Relativamente consistente anche la quota di visti per affari, 9%, pochi gli studenti, 3%. Ancora meno, il 2%, sono quelli che arrivano per motivi familiari. Gli ingressi  per lavoro subordinato sono a stento l’1%. 

Lavoratori, insomma, quasi non ne arrivano più. Sembra lontanissimo il 2007, quando furono rilasciati circa 220 mila visti d’ingresso per lavoro subordinato, una vetta seguita da un declino inesorabile, che ha trovato il suo punto più basso proprio nel 2015, con il rilascio di appena 19 mila visti per lavoro subordinato.  L’Italia non sembra più il posto dove far fortuna, al massimo una gita, qualche foto e via. 

Elvio Pasca

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Annuario statistico 2016 del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale

 

 

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