Attore, regista e sceneggiatore, venticinque anni di passione per il cinema. Un cammino partito da lontano, a piedi
Roma – 7 dicembre 2012 – Nel suo ultimo ruolo è un vampiro che lotta contro gli zombie, sotto lo sguardo atterrito di una coppia di ragazzi che si sono rifugiati in un sotterraneo. L’ennesima trasformazione di Amin Nour, attore, regista e sceneggiatore in erba, che si definisce “allergico” al termine seconde generazioni: “Credo che io e tutti i ragazzi con una storia simile alla mia possiamo definirci la prima generazione di italiani”.
“Sono nato a Mogadiscio nel 1987 e con la famiglia siamo venuti a Roma. Il mio ritorno in Somalia per visitare i parenti è coinciso con l’inizio della guerra civile e sono rimasto bloccato lì fino all’età di 3 anni. Poi ho percorso più di 450 km a piedi con il nonno da Mogadiscio ad Addis Abeba dove mi è venuta a prendere mia madre e siamo tornati insieme a Roma. Non ricordo molto di quel periodo, ma qualcosa è rimasto dentro di me”.
Nour ci racconta i suoi primi anni nella Capitale. “Mamma lavorava presso una famiglia italiana, mi hanno accolto come un figlio e i loro figli sono diventati miei fratelli. Quand’ero piccolo vedevo i film e per gioco interpretavo i protagonisti. Il primo ruolo me lo diedero alla scuola elementare per la recita di Natale. Feci uno dei re magi, ovviamente – scherza – quello nero”.
Dopo una breve esperienza all’università (“Solo i primi due anni d’infermieristica, poi ho lasciato perché non ho superato la fobia dell’ago”) si tuffa nella sua passione, la recitazione. “Il primo provino l’ho fatto per Miracolo a Sant’Anna di Spike Lee, il mio regista preferito. Un amico mi ha detto che c’erano le selezioni e mi sono precipitato, sono anche stato scelto, ma con il fatto che avevo il permesso di soggiorno per motivi di studio non potevano farmi il contratto e in pochi minuti è sfumato il sogno”.
Amin, però, non si rassegna: “Ero ancora più determinato ad andare avanti”. E nel 2009 ottiene la parte di co-protagonista nel film di Claudio Noce, “Goodmorning Aman” con Valerio Mastrandrea”. Ormai è lanciato. Nel 2010 recita come protagonista nel cortometraggio “Il canto delle nuvole amare” di Massimo Guido Calanca e Giacomo Francia ed in “Io sto bene” di Andrea De Sica. Nello stesso anno è anche l’attore principale di una puntata della fiction “Ris Roma”.
“Babylon fast food” con la regia di Alessandro Valori, vince il primo premio come miglior cortometraggio all’OFF Film Festival del 2011. Interpreta Mamadù, un giovane ragazzo nato in Italia da genitori senegalesi che combatte la sua battaglia per essere riconosciuto a tutti gli effetti un cittadino italiano. Ma nessuno gliela vuole dare vinta.
“Mi sono sentito davvero me stesso a interpretare quel ruolo. È quello che faccio anch’io ogni giorno. Oltre al mio lavoro quotidiano in mensa, perché purtroppo il cinema ancora non paga”.
I progetti in cantiere sono tanti. “Dopo la scuola di recitazione con un gruppo di amici abbiamo creato “Baburca Prodaction”, un collettivo di produzione cinematografica gestito da giovani professionisti. Quest’anno abbiamo realizzato il corto horror “Dead Blood” di Pietro Tamaro, e stiamo lavorando al corto “Genewration” in cui oltre ad essere attore sono per la prima volta anche regista e sceneggiatore. Una chiacchierata tra amici in un bar, che diventa un ritratto dei nuovi romani…”
Samia Oursana