Le norme della Federazione Italiana Giuoco Calcio non permettono agli adolescenti stranieri di partecipare ai tornei ufficiali se i loro genitori non sono in possesso di regolare permesso di soggiorno. Per l'Asgi questa è discriminazione.
Roma – 6 maggio 2014 – Le regole della Federazione Italiana Giuoco Calcio parlano chiaro: per giocare a pallone serve il permesso di soggiorno. Le discriminazioni non arrivano solo dalle leggi istituzionali, ma anche dalle regole del gioco più amato e seguito al mondo.
"Lo sport è il miglior mezzo per abbattere il razzismo e le discriminazioni", uno slogan abusato ma, come denuncia l'agenzia Redattore Sociale, forse non del tutto veritiero. Il regolamento della Figc taglia infatti fuori dai tornei ufficiali tantissimi adolescenti che vorrebbero solo condividere la loro passione per il pallone con i loro coetanei. La loro colpa? I loro genitori non sono in possesso di un regolare permesso di soggiorno.
La norma:
I calciatori stranieri minorenni che richiedono il tesseramento per una società della Lega Nazionale Dilettanti, devono presentare il certificato di residenza anagrafica attestante la residenza in Italia e il permesso di soggiorno che dovrà avere scadenza non anteriore al 31 gennaio dell’anno in cui termina la stagione sportiva per la quale il calciatore richiede il tesseramento.
I calciatori stranieri minorenni che richiedono il tesseramento per una società della Lega Nazionale Dilettanti, devono presentare il certificato di residenza anagrafica attestante la residenza in Italia e il permesso di soggiorno che dovrà avere scadenza non anteriore al 31 gennaio dell’anno in cui termina la stagione sportiva per la quale il calciatore richiede il tesseramento.
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