in

Lifang Dong, l’avvocato che fa dialogare l’Italia e la Cina

“Il mio biculturalismo aiuta le imprese a interagire, soprattutto nella negoziazione. Noi seconde generazioni dobbiamo impegnarci, anche per dare un senso ai sacrifici dei nostri genitori”

Roma – 21 gennaio 2013 – A poco più di trent’anni, Lifang Dong è il socio fondatore  dello studio legale Dong & Partners. Specializzata in diritto cinese, di Hong Kong ed europeo, è la prima donna avvocato di origine cinese in Italia. Ogni giorno assiste società italiane che vogliono sbarcare in Cina e società cinesi che stanno investendo nel nostro Paese.

 "Sono nata nello Zhejiang, avevo sei anni quando con la mia famiglia siamo arrivati in Italia. All’inizio siamo stati a Milano, poi ci siamo trasferiti a Roma. In classe ero l'unica cinese e ricordo che c'era tanta curiosità positiva da parte dei miei compagni e dalle maestre. Per inserirmi e fare amicizia con altri bambini ho frequentato il catechismo, anche se la mia religione è il buddismo" racconta.

Studentessa e lavoratrice."Ho sempre lavorato e studiato al contempo. I miei genitori avevano in ristorante molto grande, e io dopo la scuola mi mettevo subito a dare una mano a gestire l'attività e dovevo farmi rispettare da dipendenti più grandi di me. Non era facile. Prima di andare a letto mi mettevo a fare i compiti per il giorno dopo."

"Questo grande sacrificio mi ha portato a crescere in fretta, con responsabilità e preoccupazioni. Fino ai venticinque anni non avevo mai fatto delle vere vacanze, ma l'affetto dei miei amici e compagni di corso, all’università, non mi è mai mancato. Ricordo che qualche sera qualcuno mi veniva a dare una mano al ristorante".

L'Inghilterra. "Fortunatamente ho una famiglia con una mentalità molto aperta, mi hanno permesso di fare diverse esperienze e soprattutto di portare aventi il mio sogno, diventare avvocato. Ho studiato alla Luiss e al terzo anni di università sono andata in Inghilterra, un po' per affacciarmi al common law e un po' per fare un esperienza di vita. Un'esperienza che conservo. In quell'occasione ho legato molte amicizie con persone provenienti da tutto il mondo che mi ha permesso di abbattere molti stereotipi che avevo e di avere una grande apertura mentale. Oggi con alcuni amici conosciuti in Inghilterra siamo ancora in contatto".

La Cina. "Una volta conclusi gli studi con il massimo dei voti, ho deciso di tornare alle origini. In una Cina della quale conservavo solo un ricordo sfocato. Ho vinto una borsa di studio per l'Università di Pechino, dove ho conseguito un Master Degree in Diritto Cinese. Nei due anni trascorsi lì, oltre al percorso accademico ho avuto la possibilità di fare le mie prime esperienze. Ero consulente presso l'Ambasciata Italiana di Pechino e Manager alla Camera di Commercio Italiana in Cina. Posso dire che ero appagata, avevo un buon lavoro, anche se a volte mi sentivo straniera, stavo molto bene. È stata un'altra occasione per ampliare la mia dimensione e il mio punto di vista".

Uno studio tutto per sé. "Avevo lavorato tanto per portare avanti i miei studi e non concludendo il mio percorso avrei vissuto di rimorsi. Così nel 2005 sono tornata in Italia. Ho avviato la mia carriera forense in diversi studi che operano a livello internazionale, occupandomi principalmente di diritto e contrattualistica internazionale, societario e proprietà intellettuale. Grazie a queste esperienze e dopo aver sostenuto l'esame di stato ho deciso di fondare il mio studio legale, Dong & Partners Law Farm".

"Mi sono resa conta che il filo conduttore nella mia vita, professionale e non, era il rapporto Italia-Cina, un legame indissolubile. Ho scelto di dedicarmi a questo settore consapevole delle mie ricchezze e delle mie doti. Il mio biculturalismo è un aspetto che aiuta le imprese ad interagire, in modo particolare nel momento della negoziazione".

La diversità è la mia ricchezza. "A volte mi sento un'ambasciatrice tra queste due culture, popoli a cui sento di appartenere. Due paesi molto diversi, ma allo stesso tempo con molti valori comuni. Ambasciatrice anche nel senso che attraverso la mia professione mi trovo a colmare alcuni gap culturali difficili da comprendere".

Un messaggio. " Mi sono stati trasmessi tanti valori attraverso la famiglia, per mezzo dell'Università ho avuto il sapere e con la mia professione ho definito il mio ruolo sociale. Ai figli d'immigrati come me consiglio di mettere tanta passione e impegno nel loro lavoro. Così realizzeranno i loro sogni, ma daranno anche un senso ai sacrifici dei loro genitori".

Samia Oursana
 

Clicca per votare questo articolo!
[Totale: 0 Media: 0]

Cittadinanza. Come procedere in casi di riconciliazione

Mio padre diventa italiano. E io?