Il ventiseienne milanese è un astro nascente della street art. “Ogni pallino compie il disegno di cui siamo parte”
Roma – 10 giugno 2013 – Omar Hassan è uno dei recenti talenti della street art, nato e cresciuto a Milano da coppia mista italo egiziana. Il giovanissimo artista, classe 1987, si è diplomato in pittura all'Accademia delle Belle Arti di Brera nel 2011.
Sin da ragazzino esprime la sua creatività attraverso lo spray sui muri della sua città. Con gli anni sente il bisogno di evolvere il suo lavoro da un punto di vista concettuale e di esprimersi su supporti differenti, senza abbandonare le sue radici street.
Hassan si esprime anche su tela, carta, controsoffitti, ferro, alluminio e sculture. Tutte queste forme d’arte sono protagoniste delle sue numerose mostre sia come personali che collettive.
Dello spray l’artista ha fatto il suo credo, ed ecco come i contenitori di colore sono al centro delle sue opere. “Non butto via niente. Recupero tutte le bombolette che utilizzo durante gli interventi pubblici e le raggruppo in teche di plexi che prendono il titolo del luogo in cui le ho svuotate e diventano la reliquia del gesto fatto da me e dalle persone coinvolte”.
“One Wall” , nel corridoio della Presidenza della Regione Lombardia, è una delle sue opere pubbliche più celebri assieme a “Rimembranze di Conte Rosso” che regala un tocco di colore a un giardino pubblico di Lambrate. Un'altra opera di Omar Hassan è sulla facciata dell’ Accademia di Belle arti di Como. Le opere dell’artista sono presenti anche a Londra sempre con il suo stile inconfondibile che trasmette energia a prima vista.
Lo spruzzo è diventata la sua firma, “Concettualmente credo sia la sintesi della street art. Per me lo spruzzo è la prima vera lettera dell'alfabeto della cultura street. Osservando il lavoro di qualunque artista che si serva di bombolette spray, puoi trovare un pallino che cola, perché provare la bomboletta è il primo gesto. La sintesi della sintesi, essenziale. È una traccia che si lascia, un gesto che con ogni pallino compie il disegno di cui siamo parte”.
Samia Oursana