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Camera. Sì agli ingressi più facili per docenti e ricercatori stranieri

Parere favorevole della commissione Affari Costituzionali della Camera allo schema di decreto legislativo del governo che recepisce una direttiva europea per unificare la procedura per gli ingressi di docenti e ricercatori stranieri

ROMA – Per ricercatori e professori universitari del sud del mondo potrebbe diventare più semplice entrare in Italia e avere un permesso di soggiorno.

La commissione Affari Costituzionali della Camera ha infatti espresso un parere sostanzialmente favorevole allo schema di decreto legislativo del governo che recepisce una direttiva europea per unificare la procedura per gli ingressi di docenti e ricercatori stranieri.

Nel provvedimento si prevede di estrapolare professori, docenti e ricercatori dalle quote degli immigrati stabilite ai fini degli ingressi e si delinea una procedura un po’ più semplice di quella prevista per i "migranti economici", cioé gli stranieri che arrivano in Italia alla ricerca di un lavoro.

Nel sud del mondo infatti, spiega la relatrice Mercedes Frias, i fondi stanziati per la ricerca sono quasi inesistenti pertanto l’unica possibilità di lavorare per gli accademici extracomunitari è quella di venire in Europa. Ma per riuscirci devono disporre di un titolo di studio universitario e avere un contatto con una facoltà o un Istituto di ricerca con il quale stipulano una ‘Convenzione di accoglienza’ nella quale tra l’altro dovrà essere precisato il contenuto della ricerca e il trattamento economico che percepiranno.

Quello che la commissione chiede però al governo italiano è di inserire nel decreto di recepimento della direttiva anche la possibilità di computare questi anni di lavoro, che potranno essere prorogati fino all’esaurimento del progetto di ricerca, ai fini del rilascio del permesso di soggiorno lungo. Durante questo periodo gli accademici stranieri potranno anche insegnare e viaggiare in Europa senza problemi. Avranno anche loro la possibilità di richiedere il ricongiungimento familiare, ma il Prc chiede che non venga inserito tra le condizioni per ottenerlo quello di reddito minimo perché i ricercatori, come ben si sa anche in Italia, non ricevono stipendi proprio altissimi.

(5 ottobre 2007)

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