Il presidente Daniel Noboa dichiara lo stato d’emergenza dopo la fuga del capo del narcotraffico e le rivolte in prigione. Prima grande sfida per il neoeletto presidente.
Il presidente dell’Ecuador, Daniel Noboa, ha dichiarato lo stato d’emergenza in tutto il paese in risposta all’evasione spettacolare del criminale di alto profilo Adolfo Macias, noto come “Fito”, capo della più grande gang di narcotrafficanti, e alle ribellioni scoppiate in diverse prigioni. La situazione critica ha spinto il presidente a fornire un solido sostegno politico e giuridico alle forze dell’ordine per mantenere la stabilità.
Noboa ha annunciato la decisione attraverso i social media, affermando: “Ho appena firmato il decreto sullo stato d’emergenza affinché le forze dell’ordine abbiano tutto il sostegno politico e giuridico nelle loro azioni”. La mossa è giunta in risposta all’evasione di “Fito”, il nemico pubblico numero uno, detenuto nel carcere di Guayaquil, dove scontava una pena di 34 anni per criminalità organizzata, traffico di droga e omicidio.
La fuga avvenuta il 25 dicembre ha scatenato una serie di eventi sconcertanti, comprese le rivolte in diverse prigioni ecuadoriane. In risposta, l’esercito è stato autorizzato a presidiare le strade e le strutture carcerarie del paese. Un coprifuoco notturno è stato imposto dalle 23:00 alle 05:00 ora locale per mantenere l’ordine pubblico.
La situazione è diventata ancora più critica con il rapimento di almeno quattro agenti di polizia. A Machala, sulla costa, “tre agenti di polizia in servizio sono stati rapiti”, mentre a Quito, la capitale, un quarto agente è stato sequestrato. Parallelamente, si sono verificati scontri in almeno sei prigioni, con alcune guardie prese in ostaggio.
Per il presidente Noboa, questo rappresenta la sua prima grande crisi di sicurezza, arrivata a meno di due mesi dal suo insediamento. La tensione era già palpabile nei giorni precedenti, con l’arresto di Fabricio Colón Pico, uno dei leader della gang “Los Lobos”, accusato di complottare contro la procuratrice generale Diana Salazar. Pico avrebbe poi incitato sommosse carcerarie temendo di essere trasferito in una struttura di massima sicurezza.
La popolazione, in parte, ha manifestato il suo sostegno al boss “Fito”, bloccando le vie con slogan come “Non attentate alla sua vita. No al trasferimento”, soprattutto a Riobamba, a 216 chilometri a sud di Quito, e nella capitale stessa.
Nel tentativo di riportare la calma e riportare alla giustizia il criminale in fuga, circa 3.000 agenti sono ora impegnati nella caccia a “Fito”. La nazione sudamericana è ora in uno stato di allerta e ansia mentre le autorità lavorano per riportare l’ordine e riportare la tranquillità nelle strade.
Cristina Zambrano León