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E Randhawa canta: “Non scherzate con il Khanda”

È proprietario di un phone center a Modena e pubblica album di musica punjabi in tutto il mondo. Nell’ultimo, anche un richiamo ai giovani perché non usino simboli sikh solo per moda

Roma – 14 settembre 2011 – Lo scorso maggio, una sfilata di costumi da bagno in Australia ha fatto scendere in piazza centinaia di persone in India. La casa di moda Lisa Blue aveva infatti stampato su una delle sue creazioni l’immagine della dea indù Lakshmi.

Non è certo la prima commistione tra sacro e profano che fa arrabbiare i fedeli, e ne sanno qualcosa i sikh, che negli ultimi anni vedono sempre più spesso il loro simbolo sacro, il Khanda, in contesti tutt’altro che pii. Le due scimitarre incrociate intorno a un pugnale sono infatti frequentemente utilizzate dai giovani indiani come tatuaggio per adornare colli, spalle e schiene.

È contro questa pratica che punta il dito “Gaal vich Khanda paiaa nii singh bandee” (“Se usi il Khanda per collana non puoi essere un sikh”), canzone dell’ultimo album Avtar Randhawa, cantante folk e religioso punjabi che vive a Modena con tutta la sua famiglia. Un appello in musica alle nuove generazioni che sta riscontrando un grande successo all’interno nella comunità.

Avtar Randhawa canta da quando era un bambino e nel Punjab ha ottenuto una lunga serie di riconoscimenti in patria e all’estero. Il suo album di debutto da professionista “Billo” è uscito in India, Canada, Australia, Gran Bretagna e Italia e anche la sua nuova hit nasce da una collaborazione internazionale, dal momento che il testo è stato scritto da Binder Nava Pindia, che vive in Germania.

Eppure, Randhawa non vive di sola arte. “Sono arrivato in Italia nel 1998, ho iniziato lavorando nell’agricoltura a Sabaudia, sul litorale laziale. Nel 2000 mi sono trasferito a Modena, dove ho trovato posto in un phone center” racconta il cantante. Oggi è proprietario di un phone center-internet point-money transfer, ma non perde di vista la sua vera vocazione: “Promuovere la cultura punjabi in tutta Europa”.

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Harbinder Singh

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