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“Il sogno di Orlando”, scena II

Tratto dalla piece di Božidar Stanišić

……………………….
Due-tre squilli di telefono. La luce illumina la parte destra della scena: una semplice stilizzazione di uno studio; due tavoli per disegno tecnico, con le lampade di sopra; due sedie girevoli; un uomo, cinquantenne, e una donna giovane stanno disegnando ai tavoli, in piedi.

JANE: The telephone is ringing!

PETAR: (cancellando qualcosa con la gomma) Rispondi, please…

JANE: (alza la cornetta del cordless) It’s for you… (porta la cornetta al tavolo di Petar)

PETAR: Yes… Yes… Ivan? Proprio tu? Che sorpresa!

La luce illumina la parte sinistra della scena: una camera da letto semplicemente stilizzata; un uomo cinquantenne in pigiama seduto sul letto, con la cornetta del cordless; una donna in pigiama, appena svegliata, nel letto.

IVAN: Sì, Petar… Sono io… Come stai?

PETAR: Sto benissimo… Meglio che mai!

IVAN: Mi fa piacere…

PETAR: E tu? Come va?

IVAN: Mi va più che bene…

PETAR: Mi fa piacere…(cammina per lo studio) Davvero, che altro dire: mi hai fatto una vera sorpresa! (con un gesto di mano indica a Jane cosa fare nel disegno) Allora, che tempo fa a… a… (pausa)… a Udine? Non ho sbagliato? Sei ancora lì?

IVAN: Sì, ma non proprio a Udine…

PETAR: Va bene… Va bene… E… Che tempo fa nei dintorni di Udine?

IVAN: Insomma, non è bello: nebbia, umidità enorme, non vediamo sole… Eh, mi ricorda la Bosnia, a cavallo fra l’inverno e la primavera…

PETAR: Che posso dire, io, su Toronto, che, senz’altro per me è un parametro migliore rispetto ai miei ricordi scoloriti sulla Bosnia e ormai sull’intero gomitolo dei paesi sorti dalla ex Jugoslavia? Ricordi sbiaditi di cui molti, per fortuna, scomparsi! (pausa) Allora, che posso dire per i nostri inverni canadesi senza fine, malgrado che quest’anno non ci sia tanta neve! Sono, per fortuna, sempre preso dal lavoro e… (pausa)… da altre cose e… (pausa)… e il tempo, insomma, non mi disturba… (a Jane, che chiede un altro consiglio, con dei gesti spiega che cosa c’è da fare) Sai, Ivan, volevo telefonarti mille volte… E accidentalmente non ti ho telefonato… E… In realtà sono i fusi orari che mi imbarazzano… Come se io avessi un altro tempo! (Jane insiste su qualcosa nel disegno) Un attimo, amico! (a Jane) My God! (pausa) Non l’ho detto a te, scusami! (pausa) Poi, Ivan, sai come va: prima delle feste tutto si accelera… Ti accorgi tardi che il Natale quasi bussa alle porte… E tutto è già noto anche a te: dopo una cosa ne viene sempre un’altra…

IVAN: … poi terza, quarta, ecc. ecc. Ma… Io…

PETAR: (interrompendo il discorso di Ivan) Naturalmente, naturalmente… Immagino che da te sia uguale… Avevamo già discusso sul problema della mancanza di tempo nei paesi occidentali…

IVAN: Certo, ma molto tempo fa…

PETAR: Comemolto tempo?

IVAN: Ci siamo sentiti esattamente due anni fa…

PETAR: Due anni fa!? Dio, Dio… Il tempo non fa altro che volare… (pausa) Ormai, quando la mia attività ha preso un buon corso, più di qualche volta mi viene la voglia che le giornate durino almeno trenta ore!

IVAN: (ironicamente) Ti credo, davvero!

AZRA: (con la voce della persona appena svegliata) Con chi parli così tardi?

IVAN: (sussurrando) Con Petar…

AZRA: Con Petar? (pausa) Proprio con Petar? A quest’ora?

IVAN: Ecco, Azra ti saluta…

AZRA: (sussurrando) Che bugia!

PETAR: Grazie, altrettanto…

AZRA: (alzando la voce) Tu, Ivan, proprio non riesci a resistere al tuo animo romantico…
IVAN: Azra, non capisci… Il mio animo non è romantico!

AZRA: Lascia anche che qualcun’altro faccia almeno una piccola diagnosi… Poiché il tuo animo è romantico, tale animo crea nella tua mente alcune immagini ingannevoli come se tutto fosse rimasto uguale nei tempi… (pausa)… nei tempi…

IVAN: Ingannevoli?

AZRA: … nei tempi… (pausa)… felici!

IVAN: Felici?

PETAR: Pronto! Mi senti?

IVAN: Sì, sì… Un momento!

AZRA: Sì, felici… Perché… (pausa)… perché…
(come avesse un freno per pensare)

IVAN: Tre volte hai ripetuto perché…

AZRA: … perché…, semplicemente: c’era la pace e tutto, proprio tutto sembrava diverso, fiabesco, addirittura surreale… (pausa) E… Perciò… Scusami… (gli dà un bacio)

IVAN: Perciò?

AZRA: Perché ti capisco… Petar, per te, è ancora quel giovanotto con il quale vorresti andare a fare il bagno nel fiume o passare le serate primaverili insieme alle ragazze, in Bosnia…

IVAN: (coprendo la cornetta) Non è vero, non è vero…

AZRA: Va bene, ciò è più forte di te…

IVAN: Ti sbagli…

PETAR: Pronto! Mi senti?

IVAN: Sì, Petar, ti sento…

AZRA: (per sé) Petar? Da quando lo conosco, era conformista, accettava tutto il possibile che era da sfruttare per gli interessi personali… PETAR: Pronto! Mi senti?

(arriva di nuovo Jane; le mostra qualcosa nel disegno)

IVAN: (ad Azra, coprendo la cornetta) Ma Petar non era diventato nazionalista neanche quando una moltitudine di gente si trasformava in una massa senza cervello…

AZRA: Non sai perché? (lo guarda con l’ironia) Il motivo penso che fosse molto semplice: il suo animo è liberista, liberista sfrenato… Ma, se fosse rimasto lì, strumentalizzerebbe anche il nazionalismo per raddoppiare le acque che vanno al suo mulino…

IVAN: Tutte queste sono solo ipotesi, nient’altro…

PETAR: (Jane torna al tavolo da disegno) Dio, che cosa sta succedendo?

IVAN: Niente… Stavo parlando con Azra?

PETAR: A proposito di Azra… Sei sempre con lei?

IVAN: Sì…

PETAR: Ah, che male vivere sempre con la stessa donna!

AZRA: (si avvicina alla cornetta) Che cosa sta dicendo?

IVAN: Niente, ti saluta e… e…

AZRA: E?

IVAN: Ti saluta e … basta…

AZRA: (si copre la testa brontolando sotto la coperta) Buona notte amici… Amici eterni!

IVAN: (a Petar) E a proposito di ciò che stavi dicendo… PETAR: In breve, caro amico: dal Natale del 2001 non vivo più con Mira… Ecco, ormai si sta compiendo un anno… (pausa) Ci siamo stufati, reciprocamente e… Basta!

IVAN: E Maja, vostra figlia?

PETAR: Tu immagini ancora quella ragazzina di quell’autunno a Trieste, con gli occhi piangenti, che stringe al petto una bambola con dei capelli quasi strappati? Se è così, ti inganni! È una ragazza diciannovenne, studentessa del primo anno di università; ha un simpatico fidanzatino, naturalmente canadese, il cui papà è proprietario di un’azienda edile, abbastanza conosciuta nell’ambito della città… (pausa). E Maja, normalmente e con una grande maturità, nonostante un po’ di lacrime, beh, sai…, ha preso la nostra decisione sul divorzio… Abita con la mamma, ma è molto indipendente… Sono fiero, fiero di Maja… Appena finisce gli studi… Sai, ha scelto ildesign, le piace, ha talento… E… Appena finisce l’università, aprirò uno studio per lei… Perché campare per gli altri?

IVAN: Certo, certo…

PETAR: Perché faticare nella vita, per gli altri?

IVAN: (con il palmo sulla fronte) Certo, certo…

PETAR: E tua figlia?

IVAN: Višnja… (pausa) Assomiglia ad Azra…

PETAR: (leggermente ironico) Congratulazioni…

IVAN: Višnja ha fatto la scuola per pasticceri…

PETAR: (come non credesse) Per pasticceri?

IVAN: Sì, proprio così… Ha provato a studiare in un liceo tecnico, ma non è andata bene e… Così…

PETAR: Avete aperto una bottega per lei? Almeno…

IVAN: Che bottega?

PETAR: Dio, che domanda! Una bottega, una pasticceria…

IVAN: Che pasticceria! Lavora in una pasticceria, qui, vicino…

PETAR: Non sei in grado di aprire per lei neanche una piccola botteguccia?

IVAN: No, non sono in grado… Poi…

PETAR: Poi?

IVAN: Poi… La vediamo più serena ora che quando era a scuola…

PETAR: Dio, Ivan! Parli della serenità come fosse una componente di base per fare qualcosa di importante nella vita!

IVAN: Perché no! Anche Azra e io attraverso la serenità di Visnja l’abbiamo riscoperta…

PETAR: Beh… Però la lasciate a lavorare… Così… Per una manciata di soldi?

IVAN: Secondo te, che cosa doveva fare?

PETAR: Non offenderti, ma io pensavo che tu e Azra foste in grado di fare qualcosa almeno per vostra figlia e… (pausa) E… Sai, per dire la verità, neanche qua fioriscono alberi per tutti… Io sono fra i pochi, meglio dire (accentua) pochissimi… provenienti dalle nostre parti che è riuscito a fare qualcosa… Il resto degli immigranti produce trucioli e polvere… (pausa). Anche Mira, la mia ex moglie, è un’eccezione nonostante non avesse fatto un gran che… A quanto ne so, è diventata capo di un reparto in una grande industria chimica… Ma, la vedo raramente…

IVAN: E ora..? Con chi vivi?

PETAR: Vivo con Katherin… Così… Un legame senza legami… Se veniamo in Italia, avrai l’occasione di conoscerla…

IVAN: Con piacere… Ma quando arriverete?

PETAR: Sai, tutto dipende del tempo, che ci manca…

IVAN: Ho capito…

PETAR: Poi, non rinuncio a certi piaceri…

IVAN: Cioè?

PETAR: Ad esempio: ad alcune belle sculture mobili, con le grandi tette, con la voce sonora, con il volto sorridente ecc. ecc. Hai capito? Bisogna utilizzare bene i riflessi delle forze e della volontà del corpo… (pausa) Vedi che chiacchierone sono! A momenti mi scordavo perché volevo telefonarti… Sono un po’ preoccupato: abbiamo sentito dei problemi dell’inquinamento in Italia…

IVAN: Beh, in questo periodo l’Italia è davvero molto, molto inquinata… Ma, io…

PETAR: Mi dispiace, davvero!

IVAN: Ma io, a quest’ora…

PETAR: Pensa tu, non mi sono chiesto che ore sono in Europa? Qui sono le 18.40… Allora, più sei… Quindi fanno: mezzanotte e quaranta… O, Dio, non dormi ancora?

IVAN: Stavo per dirti perché ti telefono…

PETAR: Dimmi, ti ascolto…

IVAN: Hai ricevuto la mia lettera?

PETAR: La tua lettera? Nessuna lettera, da nessuno… Qui ormai la posta viene usata soltanto per spedire materiali pubblicitari e gli auguri per Natale… Che lettera!

IVAN: In quella lettera che non è ancora arrivata ti ho scritto di Orlando…

PETAR: Orlando? Di chi stai parlando?

IVAN: Orlando, uno dei miei migliori amici…

PETAR: Orlando, Orlando, Orlando…?

IVAN: Non ricordi?

PETAR: O, Dio… (cammina frettolosamente) Aspetta…

IVAN: Te lo ricorderò io… Dieci anni fa…

PETAR: (tenta di scherzare) Dieci anni fa, quindi in un secolo passato, un millennio dietro le nostre spalle…

IVAN: È tutto vero ciò che stai dicendo… (pausa) Ma io ripeto: dieci anni fa, l’autunno del novantadue… Il porto di Trieste…

Musica. Si spegne la luce da entrambe le parti della scena.

Leggi l’intera piece "Il sogno di Orlando"

bozidar-stanisic-ok.gifBožidar Stanišić (Visoko, Bosnia,1956) già professore di lettere a Maglaj (località a nord di Sarajevo), dal 1992 vive con la sua famiglia in Friuli, a Zugliano. Oltre a offrire il suo contributo letterario, pubblicistico ed educativo a diverse iniziative di pace e non violenza per i diritti civili dei rifugiati e degli stranieri, Stanišić ha sempre collaborato alle iniziative culturali dell’Associazione – Centro di accoglienza “E. Balducci”, con cui ha già pubblicato tre raccolte poetiche: "Primavera a Zugliano", "Non-poesie" e "Metamorfosi di finestre". Alla fine del 2008 sarà pubblicata una antologia di sue non poesie in bilingue ("Kljuc na dlanu/La chiave sul palmo"). Diverse di queste liriche sono state incluse nelle raccolte "Quaderno Balcanico, Cittadini della poesia", collana diretta da M. Lecomte (1998), "Conflitti – Poesie delle molte guerre", a cura di I. Landolfi (2001) e "Ai confini del verso", a cura di M. Lecomte (2006), pubblicata anche in inglese, negli USA. In prosa, oltre a numerosi contributi letterari e saggistici in riviste e quotidiani, ha pubblicato la raccolta di racconti "I buchi neri di Sarajevo" (1993),"Tre racconti "(1998), "Bon voyage" (2003). Ha pubblicato anche un testo teatrale: "Il sogno di Orlando" (2006). "Il cane alato e altri racconti" (2007) è la sua opera narrativa più recente. Alcuni dei suoi testi sono stati tradotti anche in sloveno, inglese, francese, albanese e giapponese. Scrive sia in serbo-croato, che in italiano.

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