Insulti e minacce a Francesca Barra. “Se non freneremo queste persone, denunciandole senza arrenderci, arriveranno nelle nostre case”
Roma – 19 giugno 2014 – L’hanno chiamata “troia” e “demente”. L’hanno invitata a comprarsi una pistola e ad uccidersi, le hanno augurato di essere “stuprata da qualche rom” o di versare “lacrime di sangue sui suoi figli”.
La giornalista e scrittrice Francesca Barra è finita nel mirino dei razzisti e degli altri predicatori d’odio che affollano Facebook. La sua colpa? Aver pubblicato un post in cui invitava a moderare commenti e opinioni contro immigrati e rom. E ora, di fronte a quella valanga di insulti, si chiede se vale la pena continuare ad esprimersi sul social network.
Raccontando oggi questa aggressione sul Corriere.it, Barra riflette sulle persone "apparentemente per bene" che vomitano bestialità su Facebook, magari mantenendo come foto del profilo un bacio tra fidanzatini. Soprattutto, si interroga tra la distanza che c’è tra le parole e i fatti, tra le minacce virtuali e il momento in cui diventeranno pugni veri.
“Le nostre parole – scrive – non sono nostre. Non abbiamo il potere di gestirle, di contenerle in uno spazio solo nostro. Circolano, vengono condivise. Ed è una rivoluzione potentissima ed utile, molto più del male che produce il suo utilizzo deviato. Ma se non saremo in grado di frenarli, se non li denunceremo senza arrenderci, avremo aperto le porte anche di casa nostra. Quella reale”