Sono aumentati del 54% rispetto all’anno precedente, uno su quattro vive in Lombardia. Il Bilancio Demografico Nazionale dell’Istat
Roma – 16 giugno 2014 – La riforma è invocata da anni, ma la legge è sempre la stessa. Tutti i suoi ostacoli non scoraggiano però immigrati e seconde generazioni: sono sempre più numerosi quelli che per prendono la cittadinanza tricolore.
Lo certifica l’Istat, nel bilancio demografico nazionale pubblicato stamattina. Tra le altre cose, spiega che “nel 2013, secondo le risultanze anagrafiche, sono state registrate le acquisizioni di cittadinanza italiana di 100.712 cittadini stranieri (circa 22 ogni mille), un valore in forte crescita rispetto all’anno precedente (+54%)”. Di conseguenza, dalle statistiche sono “spariti” altrettanti immigrati.
Questi centomila nuovi italiani sono arrivati al traguardo seguendo percorsi diversi. Il dato comprende infatti le acquisizioni e i riconoscimenti della cittadinanza per matrimonio, per naturalizzazione, per trasmissione automatica al minore convivente da parte del genitore straniero diventato cittadino italiano, per ius sanguinis e infine per elezione da parte dei 18enni nati in Italia e qui regolarmente residenti ininterrottamente dalla nascita.
Tra i nuovi cittadini italiani sono leggermente più numerose le donne (51,4% del totale), secondo l’Istat perchè i matrimoni misti, che rappresentano ancora una modalità abbastanza frequente di acquisizione della cittadinanza, si celebrano prevalentemente fra donne straniere e uomini italiani. Con il passare del tempo, notano però i ricercatori, va crescendo l’importanza relativa delle altre modalità di acquisizione della cittadinanza italiana, legate invece alla durata della residenza.
A livello territoriale, le acquisizioni di cittadinanza italiana risultano più numerose nelle regioni ove maggiormente si concentra la presenza straniera: Lombardia (25,9% del totale), Veneto (14,5%), Emilia Romagna (14,1%). Se si considera il tasso per mille stranieri residenti, tuttavia, le regioni con i valori più elevati risultano il Trentino-Alto Adige (34,8 per mille), le Marche (31,9 per mille) e il Veneto (29,1per mille).