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Integrazione. Fondazione Agnelli: seconde generazioni sono in difficoltà

I dati di una ricerca della Fondazione Agnelli

TORINO – La società multietnica nelle grandi città italiane c’è già nei fatti ma meno nei comportamenti.

Emerge dai dati di una ricerca della Fondazione Agnelli, che rivela che nel 2006 il 30% dei nati a Torino erano figli di immigrati o di matrimoni misti e che chi è nato in Italia da genitori stranieri ha meno difficoltà di integrazione di chi vi è venuto per ricongiungersi con la famiglia.

L’ indagine è stata presentata ieri in un convegno sulla vita dei giovani di seconda generazione nelle città italiane. Intitolata "Approssimandosi", rivela alcuni aspetti interessanti, primo tra tutti la differente potenzialità di integrazione, a seconda dell’ età di arrivo in Italia.
L’indagine (che presto sarà edita in un volume) ha coinvolto circa 1.000 ragazzi, ovvero un ottavo dei giovani compresi tra i 13 e 21 anni che vivono a Torino, a fronte di un totale di 24.200 figli di immigrati.

"Chi è nato a Torino da genitori entrambi stranieri, o misti, ha molto meno difficoltà di chi è arrivato qui nelle altre due fasce considerate, 6-12 anni, 13-17 anni", ha detto Marco Demarie, direttore delle Fondazione. "I ragazzi che arrivano in Italia nel periodo scolastico delle medie inferiori – ha aggiunto – hanno serie difficoltà, vivono disagi anche profondi e bisogna che la società si dia da fare per non perderli, ovvero per non perdere una fetta del nostro futuro, perché questa è la realtà".

Un altro dato che emerge è il maggiore conflitto generazionale dei figli degli immigrati rispetto ai loro coetanei italiani. "In molti casi questi ragazzi sono stati ‘costretti’ a ricongiungersi con i genitori – ha spiegato Daniele Cologna, uno dei curatori della ricerca – e hanno un ricordo nostalgico del loro paese e vivono un dualismo sentimentale e culturale. Parlano la lingua d’ origine con i genitori e l’ italiano con i compagni di scuola. Hanno un triplo gap, con i genitori, con i coetanei italiani, ma anche con i connazionali nati a Torino. I genitori cercano di riprodurre per loro determinati ruoli e comportamenti per proteggerli, ma questo spesso li allontana".

La ricerca dimostra come sia complessa la figura del giovane immigrato contemporaneo, come sia forte il suo desiderio di appartenenza e spesso anche di cittadinanza, come in molti casi sia visto come uno ‘straniero’, anche se nato in Italia, solo per il fatto di avere la pelle gialla, o comunque caratteri somatici diversi, e come per questo desideri andare a studiare all’ estero.

(24 aprile 2007)

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