Il reddito medio annuo delle famiglie con immigrati è il 56% di quelle delel famiglie con italiani. Gli ucraini sono i più poveri, i polacchi i più ricchi
Roma -23 dicembre 2011 – Le famiglie con stranieri dispongono di un reddito netto annuo pari a 14.469 euro (valore mediano), appena il 56% di quello registrato nelle famiglie italiane. La metà delle famiglie con stranieri dispone al massimo di 1.206 euro mensili che scendono a 1.033 quando sono composte solo da stranieri e salgono a 2.136 se si tratta di famiglie miste.
A rilevarlo è l’Istat nel report “I redditi delle famiglie con stranieri – Anni 2008/2009” redatto con il ministero del lavoro e presentato ieri alla stampa. Una comparazione che si riferisce a “una anno prima rispetto alla crisi e ” che potendo immaginare di ripetere la rilevazione ora, con la bacchetta magica, viene da sè – ha detto il presidente dell’Istat Enrico Giovannini – quanto sarebbe ancora più interessante lo spaccato di come le diverse comunità affrontano la crisi”.
Notevoli le differenze tra le diverse comunità. L’Istat rileva che i redditi delle famiglie ucraine sono i piu’ bassi rispetto a quelli degli italiani risultando pari al 42,9%, a seguire gli indaini 48%, marocchini al 50,3%, moldavi 50,9% mentre le famiglie polacche si rapportano al 65,4%, quelle peruviane al 64,7% e filippine al 59,2%. .
In media, il 90,6% del reddito netto delle famiglie composte solo da stranieri è rappresentato da redditi da lavoro, contro il 63,8% delle famiglie di soli italiani. Tra gli italiani, i redditi da lavoro delle persone laureate sono del 75% più elevati di quelli delle persone con licenza elementare (valore mediano pari a 1.868euro mensili contro 1.067); tra gli stranieri la differenza si riduce all’8% (1.039 contro 958).
La ricerca conferma che le condizioni economiche migliorano con l’aumentare del tempo trascorso dall’arrivo in Italia. Se una famiglia di soli stranieri risiede in italia da piu’ di 12 anni il suo reddito e’ superiore del 40% a quello di una famiglia che vi risiede da meno di due anni”.