Non è facile che Maroni dica sì a una nuova regolarizzazione. Bastano però poche righe per salvare migliaia di persone Roma – 3 dicembre 2010 – Non c’è bisogno di guardare in alto, verso la cima di una gru o di una torre, per capire che l’Italia scoppia di lavoratori senza permesso di soggiorno. Basta guardarsi intorno e ragionare.
Ci sono gli esclusi della regolarizzazione del 2009. Colf e badanti bocciate da requisiti troppo rigidi e lavoratori di tutti gli altri settori che non hanno avuto neanche la possibilità di provarci. Poi ci sono le nuove leve, lavoratori regolari fino a poco tempo fa, che hanno perso il posto per la crisi economica, non sono riusciti a trovarne un altro regolare nei sei mesi concessi dalla legge e così hanno perso anche il permesso di soggiorno.
La legge oggi non permette di valutare caso per caso le loro storie e di dare una chance a chi dimostra di essere utile all’Italia. Ma non c’è pacchetto sicurezza o forza di Polizia in grado di scovare e rimpatriare tutte queste persone. Se per assurdo fosse possibile, ci dovremmo prima chiedere se imprese e famiglie possono farne a meno.
Ora qualcosa finalmente si muove. Sindacati e associazioni di categoria chiedono una nuova regolarizzazione, così anche deputati di maggioranza e opposizione, tanto che il governo si è impegnato a ragionarci su. Sembrerebbe fatta, ma non è così.
Quanto valgono le richieste di lavoratori, imprese e Parlamento per Roberto Maroni, per la Lega Nord e per l’ala più securitaria del Popolo delle Libertà? Valgono più o meno del colpo che una nuova regolarizzazione infliggerebbe alla ‘tolleranza zero’ sbandierata finora, pronta ad essere sbandierata ancora in una forse imminente campagna elettorale?
Il rischio è che l’ impegno del governo a ragionare su una nuova regolarizzazione rimanga solo nei resoconti parlamentari, inghiottito dal caos della crisi politica, velocemente dimenticato. Il problema rimarrà lì e continuerà a crescere, in attesa di una sempre più difficile soluzione.
Se non ha il coraggio e il buon senso per una nuova regolarizzazione, il governo trovi almeno il tempo per un nuovo decreto flussi. Dopo tre anni di stop riapra insomma ufficialmente gli ingressi per lavoro e questi, come sempre è stato, diventeranno una via ufficiosa verso il permesso di soggiorno per chi è già qui irregolarmente.
Bastano poche righe per salvare, in un solo colpo, le apparenze della tolleranza zero e migliaia di lavoratori che stanno andando sempre più a fondo.
Elvio Pasca