Roma, 20 gennaio 2022 – Il lavoro domestico è storicamente visto come un’attività prettamente femminile, tanto che nel linguaggio comune si tende a declinare al femminile “le colf” e “le badanti”. Tuttavia, come sottolineato nel III Rapporto DOMINA sul lavoro domestico, negli ultimi anni è aumentata la componente maschile, in particolare nelle province del Sud. A Palermo e Messina, per esempio, oltre il 30% dei collaboratori familiari (Colf) sono uomini.
Non è un fenomeno solo italiano: secondo il Rapporto ILO 2021 pubblicato in occasione del decennale della convenzione 189/2011 (dati 2019), a livello globale i lavoratori domestici di sesso maschile sono 18 milioni, pari a quasi un quarto di tutti i lavoratori domestici. In particolare, la componente maschile tocca i picchi massimi in Africa (31,6%) e nei Paesi arabi (63,4%).
In Italia, i dati INPS certificano l’evoluzione del lavoro domestico maschile negli ultimi anni. Osservando il trend, si nota come i lavoratori domestici di genere maschile abbiano toccato il picco massimo nel 2012 (18,9% del totale), per poi diminuire l’anno successivo. Tra il 2016 e il 2019 il numero si è attestato, per poi tornare a crescere nel 2020 (12,4%).
Ma chi sono questi lavoratori? Dai dati dell’Osservatorio DOMINA sul lavoro domestico emerge come si tratti principalmente di addetti alle pulizie, giovani e stranieri. In numero assoluto sono oltre 114 mila i lavoratori domestici maschi presenti, ovvero il 12,4% dei domestici totali. Nel 78% dei casi di tratta di lavoratori stranieri.
Tra questi lavoratori domestici è prevalente la mansione di colf rispetto a quella di badante. La retribuzione annua media è più bassa rispetto a quella delle lavoratrici femminili, probabilmente anche per la minore presenza di badanti, che svolgono più ore e quindi hanno una retribuzione maggiore.
Un ulteriore elemento di riflessione è dato dalla distribuzione per classe d’età. Secondo i dati INPS elaborati dall’Osservatorio DOMINA, l’età media dei lavoratori maschi è di 43,6 anni contro i 49,6 anni della componente femminile.
Ad essere particolarmente interessante è l’aspetto territoriale di questo fenomeno. L’incidenza maschile, mediamente dell’12,4% a livello nazionale, raggiunge il 22,4% in Sicilia e supera il 15% in Calabria e Campania. In quasi tutte le Regioni gli uomini sono impiegati prevalentemente come Colf; in controtendenza Sardegna, Friuli Venezia Giulia e Molise, dove gli uomini svolgono prevalentemente mansioni di cura alla persona.
La prima provincia con la maggiore incidenza di domestici maschi è Palermo (28,4%), dove i domestici maschi sono oltre 4 mila e rappresentano il 3,5% del totale dei lavoratori maschi. Se poi si considerano solo i collaboratori familiari (Colf), l’incidenza arriva al 32,4%. In questo caso si tratta nella maggior parte dei casi di addetti alla pulizia con cittadinanza straniera.
L’incidenza supera il 20% in altre 4 province del Sud: Messina (26,7%), Napoli (23,0%), Reggio Calabria (21,8%) e Catania (21,0%). In queste prime 5 province lavorano 15 mila addetti domestici, ovvero il 13% di tutti i lavoratori domestici maschi italiani.
La mappa, che riporta l’incidenza percentuale dei lavoratori domestici maschi per provincia, evidenzia come in molte province del Sud il fenomeno sia piuttosto significativo.
In molte altre province, invece, il lavoro domestico maschile è quasi inesistente: Gorizia, con solo 110 operatori maschi, è la provincia con l’incidenza più bassa di lavoro maschile nel settore domestico. Lo stesso ad Udine dove su oltre 9 mila lavoratori domestici solo 500 sono di genere maschile.
La presenza di Colf di genere maschile in queste province a bassa incidenza di lavoratori domestici “maschi” non è predominante. Sembra che sia presente meno personale maschile, ma più specializzato verso l’assistenza personale. Anche l’incidenza di stranieri tende a diminuire annullandosi quasi ad Oristano (9,0% lavoratori domestici maschi stranieri).
Secondo Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale di DOMINA, “sebbene il lavoro domestico sia tuttora in gran parte gestito da donne – in Italia come nel resto del mondo – la componente maschile è tutt’altro che marginale, soprattutto in alcune realtà territoriali. È importante quindi tenerne conto quando si affronta il tema: “i colf” e “i badanti” sono figure professionali con caratteristiche molto diverse rispetto a quelle femminili, e necessitano quindi di servizi e tutele particolari.