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Lo studio: i migranti costano ai governi europei meno dei loro stessi cittadini

Roma, 30 maggio 2024 – Secondo uno studio recente condotto da tre economisti dell’Università di Leida, i migranti costano ai governi europei meno dei loro stessi cittadini e, in alcuni casi, forniscono un contributo netto alle finanze pubbliche. L’analisi, che ha esaminato dati provenienti da 15 Stati europei, tra cui l’Italia, contraddice il comune mito populista che dipinge i migranti come un peso per la sicurezza sociale e le finanze pubbliche.

I ricercatori Giacomo Boffi, Eduard Suari-Andreu e Olaf van Vliet hanno considerato una serie di fattori, inclusi i benefici di disoccupazione e assistenza, detratti dai contributi e dalle tasse versate dai migranti. Dallo studio emerge che i migranti costano molto meno della popolazione nativa nella maggior parte dei paesi esaminati. “Questo studio sfata il mito populista secondo cui i migranti rappresentano un peso maggiore per la sicurezza sociale e le finanze pubbliche rispetto alla loro stessa popolazione. In realtà, è esattamente il contrario”, ha dichiarato Boffi all’agenzia Belga.

Durante la crisi finanziaria, il contributo netto di migranti e nativi è crollato. Tuttavia, come spiegato da Boffi, mentre il contributo dei migranti è tornato rapidamente ai livelli pre-crisi, la popolazione indigena è rimasta indietro a causa dell’aumento del numero di pensionati. Questo fenomeno evidenzia l’importanza crescente dei migranti, i quali, grazie a un migliore livello di integrazione e istruzione, guadagnano di più e quindi pagano più tasse.

Con una popolazione autoctona in fase di invecchiamento, il ruolo dei migranti diventa sempre più cruciale per la stabilità economica europea. “Dal punto di vista finanziario ed economico non sembra esserci una crisi migratoria. Al contrario. Sarebbe saggio che l’Europa tenesse conto anche degli interessi economici nella sua politica migratoria”, ha aggiunto Boffi.

Lo studio sottolinea come i nativi abbiano una posizione fiscale netta relativamente più negativa nella maggior parte dei paesi e degli anni, con un divario fiscale crescente rispetto ai migranti. Questo risultato è particolarmente evidente nei paesi dell’Europa meridionale, dove i migranti sono spesso contribuenti netti.

In conclusione, i dati suggeriscono che i migranti non solo non rappresentano un peso per le economie europee, ma possono addirittura essere considerati una risorsa. Il contributo economico dei migranti è destinato a diventare sempre più importante, rendendo necessaria una politica migratoria che tenga conto degli aspetti economici e finanziari.

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