Roma, 17 settembre 2024 – Il tema della cittadinanza continua ad essere al centro del dibattito politico in Italia, alimentando discussioni accese sui diritti dei giovani nati o cresciuti nel Paese, ma che non godono ancora di piena appartenenza giuridica. Il deputato del Movimento 5 Stelle, Riccardo Ricciardi, è intervenuto recentemente alla Camera durante la discussione di una mozione presentata dalla deputata del Partito Democratico, Ouidad Bakkali, a favore di una riforma della disciplina in materia di cittadinanza.
Ricciardi ha portato l’attenzione su un tema cruciale: perché negare la cittadinanza a bambini che hanno completato un ciclo scolastico in Italia? Per il deputato, la questione ruota attorno a un principio di giustizia e inclusione. Secondo il suo intervento, i bambini non percepiscono le differenze di colore della pelle tra di loro, è la società – e soprattutto le istituzioni – a creare queste divisioni.
La riflessione del parlamentare del Movimento 5 Stelle non si limita solo a un ragionamento etico, ma si spinge fino a una critica più ampia delle posizioni politiche del governo guidato da Giorgia Meloni. Ricciardi accusa l’esecutivo di cinismo, sostenendo che l’opposizione a una riforma della cittadinanza sia guidata esclusivamente da un calcolo elettorale. “In termini di principio non vi cambia nulla”, ha affermato, riferendosi al governo, sottolineando come il rifiuto di riconoscere la cittadinanza a questi bambini nasca più dalla necessità di mantenere il consenso tra una parte dell’elettorato che da una reale convinzione ideologica.
Questo intervento mette in luce una tensione profonda nel dibattito politico italiano: da un lato, c’è chi spinge per una maggiore inclusione sociale e per il riconoscimento dei diritti di chi è nato e cresciuto in Italia, pur non avendo formalmente la cittadinanza. Dall’altro, ci sono forze politiche che difendono una visione più restrittiva, spesso appellandosi a questioni di sicurezza, identità nazionale e consenso popolare.
Il tema della cittadinanza, e in particolare quello legato allo ius scholae, ossia il riconoscimento della cittadinanza per chi ha completato un ciclo scolastico in Italia, è uno dei punti centrali di questa riforma. Esso riflette un cambiamento demografico e culturale che il Paese sta attraversando, con una crescente popolazione di giovani che si sentono italiani, ma non godono dei pieni diritti civili che tale status comporta.
L’intervento di Ricciardi pone quindi una domanda fondamentale per il futuro dell’Italia: come possono le istituzioni rispondere alla crescente diversità e alle nuove sfide poste dalla globalizzazione, mantenendo allo stesso tempo coesa la società? E quanto di questa risposta è guidato da ragioni etiche e quanto invece da calcoli politici? La riforma della cittadinanza, così come presentata, non è solo una questione legislativa, ma rappresenta una scelta di campo tra inclusione e conservazione, tra integrazione e esclusione. Sarà il Parlamento, e infine il Paese, a decidere quale strada intraprendere.