Proteste e scontri sull’isola per il nuovo centro di accoglienza. Il Pd: “Condizioni disumane”, preoccupati l’ Unhcr e il Tavolo Asilo
Roma – 23 gennaio 2009 – Non si ferma la protesta dei Lampedusani contro il nuovo centro di identificazione ed espulsione (Cie).
Capeggiate dal sindaco Bernardino De Rubeis, che con il consiglio comunale ha proclamato lo stato di agitazione, oggi migliaia di persone sono scese in piazza contro la decisione del ministro dell’Interno Maroni. Ai cittadini dell’isola si sono uniti anche gruppi di immigrati usciti dal Centro di prima accoglienza.
I manifestanti parlano di scontro con gli agenti in tenuta antisommossa e di tre feriti, ma il questore di Agrigento, che coordina le operazioni di ordine pubblico, smentisce che ci siano state delle cariche. Il sindaco ha invitato la popolazione ”a non accettare provocazioni”, aggiungendo che “se qualcuno ha sbagliato, verrà denunciato. So che l’agente che ha usato il manganello e’ stato identificato”.
Oggi il centro di accoglienza è stato visitato da una delegazione dei Ds guidata da Dario Franceschini, che parla di “condizioni disumane”.
”L’affollamento del centro -sottolinea Franceschini- non e’ frutto di sbarchi imprevisti, ma della scelta ideologica del governo di destra e del ministro Maroni: trasformare un centro di prima accoglienza in un luogo in cui nascondere, lontano dagli occhi e dai riflettori come a Lampedusa, gli insuccessi sulle politiche per l’immigrazione”.
L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) ha espresso "crescente preoccupazione” per le “condizioni di estremo sovraffollamento" del centro di accoglienza di Lampedusa, nelle quali “non possono essere garantiti adeguati standard di accoglienza"
“Dall’inizio di quest’anno, a seguito delle nuove disposizioni del Ministero dell’Interno, -rileva l’Unhcr- i migranti e i richiedenti asilo giunti sull’isola devono rimanervi in attesa che venga presa una decisione sui loro casi. Il sovraffollamento che si e’ venuto a creare sta dando origine ad una situazione umanitaria molto preoccupante che oltretutto ostacola il lavoro dell’Unhcr e delle altre organizzazioni che operano nel centro nel quadro di un progetto finanziato dal Ministero dell’Interno e dalla Commissione Europea”.
Preoccupati anche gli enti di tutela dei rifugiati riuniti nel ”Tavolo Asilo”. A Lampedusa – denunciano – non puo’ essere condotta una procedura d’asilo conforme alla normativa nazionale ed europea. Sull’isola, infatti, non c’e’ ne’ un tribunale per ricevere un ricorso contro una decisione negativa delle Commissioni, ne’ uno studio legale in grado di prestare assistenza. Questo significa che ai richiedenti asilo viene di fatto negato un diritto sancito nella Direttiva dell’Unione europea sulla Procedura d’asilo nonche’ nella normativa italiana di attuazione”.