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“No al velo islamico in tribunale”. Deciderà il Csm

A Torino un’interprete musulmana è stata costretta a lasciare l’aula perché il codice civile impone il “capo scoperto”. Il presidente Panzani: “Alle suore non lo ha mai chiesto nessuno”

Roma – 15 novembre 2011 – “Chi interviene o assiste all’udienza […] deve stare a capo scoperto” dice il codice di procedura civile. La stessa regola era prevista fino al 1989 anche dal codice di procedura penale.

 

È per questo motivo che qualche settimana fa il giudice Giuseppe Casalbore, della prima sezione del Tribunale di Torino ha chiesto a un’interprete musulmana che aveva i capelli coperti dal velo di scoprirsi il capo. La donna ha preferito abbandonare l’aula rinunciando all’incarico.

Il caso ora diventa nazionale, perché il presidente del Tribunale, Luciano Panzani, si è rivolto al Consiglio Superiore della Magistratura. Chiede “a quali regole debba attenersi il magistrato che dirige l’udienza, sia civile che penale, onde poter fornire ai giudici del Tribunale indicazioni per una condotta uniforme e rispettosa dei diritti individuali della persona”.

In attesa delle linee guida, ogni magistrato deciderà autonomamente. “La mia opinione – dice Panzani – e’ che si possa partecipare all’udienza anche a capo coperto, purchè ci siano giustificati motivi. A una suora nessuno ha mai chiesto di togliersi il velo”.

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