Il ministro per le politiche comunitarie chiude alla proposta del Pd. Turco: "Sono cose diverse" Roma – 3 settembre 2008 – Il voto agli immigrati "non era nel nostro programma elettorale, non è quindi in agenda e non lo faremo".
Il ministro delle politiche comunitarie Andrea Ronchi, fa muro contro la proposta di legge costituzionale annunciata Partito Democratico. E, intervenendo stamattina a Radio 24, dice che il "no" della maggioranza non è in contrasto con l’apertura di Fini del 2003 : “Quella – spiega – era una provocazione culturale".
L’idea lanciata dal segretario del Pd ”mi sembra un pò demagogica”, prosegue Ronchi. "A noi interessa che l’immigrato sposi la nostra Patria e si senta italiano e questo non lo si scopre solo pagando le tasse. Per questo noi diciamo no al diritto di voto mentre possiamo ragionare su un percorso che leghi il diritto di voto alla cittadinanza".
Turco: "Sono cose diverse"
"La cittadinanza e il diritto al voto sono due cose diverse" gli ha risposto, nel corso della stessa trasmissione, la deputata del Pd Livia Turco. “Un conto è il cittadino straniero che acquisisce la cittadinanza italiana un conto è allargare i diritti politici ad una consistente popolazione che si radica sempre più nel nostro Paese”.
Secondo Turco, che firmerà con Veltroni la proposta di legge, il diritto di voto può essere "uno schermo contro il razzismo e uno strumento di coesione. È una proposta che si lega al tema della sicurezza".
"Un Paese è sicuro – ha sottolineato l’esponente del Pd – nel momento in cui c’e’ piena integrazione e questa c’è quando una democrazia e’ in grado di coinvolgere tutti i gruppi che abitano stabilmente in una comunità".