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Apartheid sulle navi italiane, norme fasciste ancora in vigore

La legge del ’39 su “igiene e abitabilità degli equipaggi” prevede cabine e bagni riservati ai marinai di colore. È inapplicata e inapplicabile, Sbai (Pdl): “Allucinante, che si aspetta a cancellarla?”

Roma – 20 ottobre 2011 – “Qualora tra i componenti l’equipaggio vi siano persone di colore, a queste dovranno essere riservate sistemazioni di alloggio, di lavanda e igieniche, separate da quelle del restante personale”. È una delle “disposizioni speciali” della legge 16 giugno 1939, n. 1045 dedicata alle “Condizioni per l’igiene e l’abitabilità degli equipaggi a bordo delle navi mercantili nazionali”.

La legge entrò in vigore nell’estate del 1939, in un’Italia fascista lanciata verso la guerra (a maggio Mussolini aveva firmato il patto d’acciaio con Hitler) dove probabilmente nessuno di stupì di quell’eclatante forma di apartheid. Del resto, gli italiani avevano appena digerito il manifesto della razza e leggi razziali.

Dopo oltre settant’anni, però, quelle disposizioni sono incredibilmente ancora in vigore e, per quanto inapplicate e inapplicabili, sono un insulto per tutti. Se ne è accorta Souad Sbai, deputata del popolo delle Libertà che dopo un’interrogazione dei giorni scorsi, oggi ha presentato un progetto di legge per abrogarle. “E’ allucinante –dice – che nel nostro paese possano ancora sopravvivere, benché desuete, leggi e normative così palesemente discriminatorie verso le persone di colore”.

”Quando abbiamo iniziato ad analizzare questa legge assieme al direttore dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, Massimiliano Monnanni -racconta Sbai- abbiamo avuto un sussulto: nonostante molti provvedimenti siano stati eliminati in seguito alla delegificazione, questo rimane lì a testimoniare un orrido giuridico e umano. Una discriminazione agghiacciante che non dobbiamo permettere di far rimanere in vigore nemmeno con il pensiero”.

La deputata chiede che, “ dopo l’immediata abrogazione di tale provvedimento, venga inoltre effettuata una ricognizione su tutti i provvedimenti di questo genere. Strano -aggiunge- che nessuno a sinistra, dove si grida ogni giorno ad una nuova discriminazione, si sia accorto di questo scempio giuridico”.

Abrogazione o no, costringere oggi un marinaio di colore a utilizzare cabine e bagni “dedicati” sarebbe naturalmente impensabile, una violenza alla nostra Costituzione prima ancora che una violazione delle leggi contro il razzismo. Ce lo conferma Guido Barcucci della Filt Cgil, sindacato che tutela anche i marittimi.

“A quanto ci risulta – dice il sindacalista – quella norma è inapplicata già dal dopoguerra. Oggi gli equipaggi delle nostre navi sono multietnici, figuriamoci cosa succederebbe se ci fossero discriminazioni in base al colore della pelle”. Norma inapplicabile e già inapplicata, quindi. È così difficile farla scomparire del tutto?

Elvio Pasca

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