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Asilo. Il Cir: “Ancora lontano un sistema comune europeo”

Nell’Ue grandi differenze su procedure, diritti, servizi e uso della detenzione. Hein: “Conta più la fortuna che il diritto, è una lotteria”.  I risultati della ricerca dell’ European Council on Refugees and Exiles

Roma- 7 settembre 2013 – Il cammino verso il raggiungimento di un Sistema Comune Europeo di Asilo giusto ed efficace è ancora lungo, nonostante gli sforzi degli ultimi 12 anni per armonizzare le politiche di asilo nazionali e l’adozione del “pacchetto asilo” a giugno 2013.

La ricerca pubblicata dall’European Council on Refugees and Exiles (ECRE) sui sistemi di asilo in 14 Stati membri dell’Unione Europea, e curata per l’Italia dal Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR), evidenzia grandi differenze rispetto alle norme procedurali, alla tutela dei diritti, ai servizi d’integrazione e all’uso della detenzione amministrativa dei richiedenti asilo.

Nel rapporto si sottolinea come in molti Paesi non sia garantita l’assistenza legale durante la procedura spesso complessa per il riconoscimento della protezione internazionale, e di come non siano predisposti servizi qualificati di interpretariato. Inoltre, in caso di diniego dello status, tempi limitati per presentare ricorso in caso di una prima decisione negativa alla richiesta d’asilo rendono di fatto impraticabile l’appello. E’ quanto accade, ad esempio, nel Regno Unito, dove sono accordati solo 2 giorni per presentare ricorso.

Un'altra questione cruciale analizzata dall’ECRE è quella riguardante la detenzione amministrativa di richiedenti asilo, misura largamente diffusa in Europa, che riguarda invece in modo limitato l’Italia e che in Grecia è stata estesa anche ai minori non accompagnati, detenuti nelle stesse condizioni degli adulti.

“Sono tanti i casi di difformità di trattamento nei confronti dei richiedenti asilo in Europa che condizionano fortemente le vite di queste persone: pensiamo, ad esempio, alle condizioni di accoglienza o ai tassi di riconoscimento della protezione. In Italia, in particolare, l’accesso ai centri di accoglienza è estremamente difficoltoso, sono molti i richiedenti asilo, infatti, che si trovano settimane, a volte mesi, a vivere per strada nelle città che dovrebbero accoglierli” dice Christopher Hein, direttore del CIR.

Date queste condizioni, segnala il Cir, si teme sempre più l’impatto che la crisi siriana possa avere su un sistema di accoglienza già in forte sofferenza. “Se si confronta questa situazione con quanto succede in un paese come la Svezia, che mette in campo un sistema con più di 41.000 posti a fronte dei circa 11.000 disponibili in Italia, si comprende quanto sia diversa l’aspettativa di vita materiale di chi arriva nei diversi paesi dell’Unione”.

D’altra parte, in Italia, i tassi di riconoscimento di protezione sono tra i più alti d’Europa. E’ per questa ragione che si assiste, ad esempio, al ritorno in Italia di rifugiati di origine afgana, che hanno ricevuto un diniego alla loro richiesta d’asilo proprio nei paesi del Nord Europa, e che rientrano nel nostro paese per vedersi riconosciuta una forma di protezione.

“In questa Europa – conclude Hein –  sembra contare più la fortuna che il diritto, più che un sistema di protezione e asilo comune sembra di essere in una lotteria per richiedenti asilo e rifugiati”.

 

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