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Asilo. Sì dell’Europarlamento al nuovo sistema comune

Arrivano nuove regole sulle procedure e sulle condizioni minime di accoglienza in Europa. Il Consiglio italiano per i rifugiati: “Passo avanti, ma diritti ancora a rischio”
 

Roma – 12 giugno 2013 –  La sessione plenaria del Parlamento Europeo riunita oggi a Strasburgo ha approvato nuove regole per uniformare la gestione delle domande d’asilo nell’Ue e garantire condizioni minime di accoglienza e i diritti fondamentali dei richiedenti asilo, anche bloccando i loro trasferimento verso Paesi membri dove questi sarebbero a rischio.

Per superare le differenze tra le procedure nazionali in materia di asilo, spiega un comunicato dell’assemblea, entro il secondo semestre del 2015 verranno applicate scadenze comuni per l’esame delle domande (sei mesi al massimo, con limitate eccezioni). Previste anche norme più rigorose in materia di formazione del personale che si occupa dei richiedenti e nuove disposizioni per le esigenze particolari dei minori non accompagnati e di altre persone vulnerabili.

Tra i principali miglioramenti alla direttiva del 2003 sull'accoglienza, figurano detenzione e condizioni di vita dignitose, una valutazione medica e psicologica tempestiva delle esigenze dei richiedenti asilo e un accesso più rapido al mercato del lavoro (nove mesi dopo la presentazione di una domanda d'asilo). In linea generale, se i richiedenti asilo sono detenuti, dovranno essere ospitati in appositi centri di detenzione.

Il regolamento di Dublino stabilisce quale paese sia responsabile dell'esame di una domanda di asilo (di solito quello attraverso il quale il richiedente asilo è entrato nell'UE). Secondo nuove regole che dovrebbero entrare in vigore all’inizio del prossimo anno, i richiedenti non potranno essere trasferiti verso Paesi dell'Unione europea in cui sussista il rischio di trattamenti inumani o degradanti. Sarà inoltre introdotto un meccanismo di allarme rapido per far fronte ai problemi nei sistemi nazionali d'asilo prima che si trasformino in crisi.

Infine, le forze di polizia degli Stati membri ed Europol avranno accesso alle impronte digitali dei richiedenti asilo della banca dati Eurodac, per aiutarli a combattere il terrorismo e la grande criminalità. Su richiesta degli eurodeputati, sottolinea la nota di Strasburgo, si applicheranno disposizioni più rigorose di protezione dei dati e nuove garanzie per assicurare che i dati non siano utilizzati per altri fini.

L'ultima modifica al sistema europeo di asilo era stata approvata circa dieci anni fa. Nel 2012 sono stati registrati, nei paesi dell'UE, 330.000 richiedenti asilo.

Il Consiglio italiano per i rifugiati: “Diritti ancora a rischio”

“È un passo avanti, ma non si è ancora arrivati alla meta” commenta il Consiglio Italiano per i Rifugiati. Il direttore Christopher Hein denuncia che le “decisioni che hanno condotto all’approvazione delle nuove norme sono state guidate spesso dal timore” di strumentalizzazioni, di invasioni, di minacce alla sicurezza ecc.  “Ma dove è andato – chiede  – il timore per i diritti umani delle persone, il timore che anche sotto la protezione del nuovo Sistema Europeo Comune di Asilo (CEAS), richiedenti asilo e persone aventi diritto alla protezione internazionale possano vedere violati loro diritti fondamentali?”

I richiedenti asilo, segnala il Cir  potranno infatti ancora continuare ad essere spostati contro la loro volontà ed i loro interessi legittimi, da uno Stato Membro ad un altro. Rischieranno di essere esposti a trattamenti inumani ed al rischio di refoulement se trasferiti in un Paese che offre condizioni di accoglienza insufficienti e mostra gravi carenze nel sistema di protezione nazionale.

Inoltre, potranno essere ancora detenuti pur senza essere accusati di alcun crimine. E il diritto ad un ricorso effettivo, in particolare contro una decisione negativa di richiesta di asilo nell'ambito delle “procedure speciali” continuerà a non essere pienamente garantito. Nonostante le dure contestazioni continuano ad essere presenti nozioni come quelle di “paese di origine sicuro”, “paese terzo sicuro”, “paese terzo europeo sicuro”, “paese di primo asilo” e “ammissibilità di una domanda di asilo” .

 Infine, secondo il Cir l'accesso ai territori dell'UE e conseguentemente alla protezione, continuerà ad essere estremamente difficile e, per una stragrande maggioranza di persone in cerca di protezione, continuerà ad essere possibile l'accesso solo in modo irregolare e non protetto, in condizioni di rischio per le loro vite e sottoposti a forti pagamenti ai trafficanti. Mezzi alternativi di accesso alla protezione non sono previsti, eccetto per un ristretto numero di rifugiati che beneficiano del reinsediamento.

 “Un vero sistema di asilo che garantisca la parità di diritti e standards in tutta l'UE e che preveda la possibilità di accedere alla protezione in modo sicuro, resta ancora da costruire. Ma ora la sfida è ora quella di monitorare il recepimento delle Direttive nella legislazione nazionale, di promuovere a livello nazionale, degli standards più elevati e di garantire che l'attuazione concreta delle norme sia fatta in un modo che sia compatibile con la CEDU ed I principi stabiliti dalla Corte di Strasburgo” conclude Hein.
 

EP

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