Roma, 11 gennaio 2017 – “Riaprire i Cie come proposto dal ministro Minniti (Pd), o contrastare radicalmente questo progetto come hanno immediatamente fatto, smentendo il loro ministro, il governatore della Toscana Rossi (Pd) e il sindaco di Bologna Merola (Pd)? La risposta varia a seconda che si voglia affrontare il problema epocale dell’immigrazione con cultura di governo e soluzioni atte a fronteggiarlo, o semplicemente cavalcare l’esasperazione dell’opinione pubblica”.
Lo scrive Carlo Giovanardi, senatore di ‘Idea – Popolo e Liberta”, sul giornale online l’Occidentale. “Il centrodestra – osserva – ha gia’ dimostrato cultura di governo quando nel 2002 regolarizzo’ 700.000 tra colf, badanti e lavoratori dipendenti, e allo stesso tempo si pose il problema, tornato oggi di straordinaria attualita’, di distinguere le persone perbene, anche se entrate in Italia in maniera irregolare, rispetto a chi viceversa sul nostro territorio commette reati”.
“La soluzione – prosegue – era ragionevolmente equilibrata: respingimento alla frontiera o espulsione successiva per via amministrativa per chi non aveva titolo di entrata, sanzione penale per chi non ottemperava all’ordine di espulsione e in caso di recidiva si poteva arrivare fino alla pena detentiva. Oggi si tratta di tornare a un sistema che privilegi i respingimenti e l’espulsione per via amministrativa per quanti vengono in Italia non per salvarsi da guerre e terrorismo ma semplicemente per trovare condizioni di vita migliori. Se si vuole poi sviluppare una politica dell’integrazione nei tempi lunghi, bisogna distinguere fra Abele e Caino, identificando ed espellendo dall’Italia tutti quelli che sono qui non per lavorare ma per delinquere”.
“Se i Cie avranno questa funzione, appoggeremo convintamente la proposta del ministro Minniti. A una condizione pero’: che il governo – insiste Giovanardi – garantisca risorse finanziarie, uomini e mezzi per dimostrare ai cittadini italiani esasperati che le espulsioni saranno effettive e gli accordi con i Paesi di provenienza seri e credibili, cosi’ come era avvenuto ai tempi del governo Berlusconi quando l’afflusso dei disperati sui barconi dalla Libia – conclude – si erano quasi azzerato”.