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Migranti trattenuti illegalmente, Italia condannata per violazione dei diritti umani

Sentenza finale della Corte di Strasburgo sul caso dei tunisini chiusi nel 2011 nel CPSA di Lampedusa e sulle navi a Palermo. Arci: “È quello che succede oggi negli hotspot”

 

Roma – 16 dicembre 2016 – L’Italia non ha fatto espulsioni collettive illegali, ma ha comunque detenuto illegalmente dei migranti prima di rimpatriarli, violandone la libertà personale senza l’autorizzazione di un giudice e senza dare loro la possibilità di difendersi. È la sentenza definitiva della Grande Camera della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che ieri  si è pronunciata di nuovo sul caso Khlaifia e altri c. Italia dopo il ricorso del nostro Governo alla sentenza emessa dalla stessa Corte nel 2015.

La vicenda, ricorda l’Arci in una nota, risale al 2011, Ministro dell’Interno Roberto Maroni, quando nel centro di Lampedusa vennero rinchiusi per 4 giorni, senza l’avvallo della magistratura e senza poter contattare un legale, diversi migranti tunisini che poi vennero espulsi collettivamente verso il paese d’origine. Tre di loro, grazie anche all’intervento dell’associazione, vennero rintracciati in Tunisia e diedero mandato ai due legali di sporgere denuncia.

La Grande Camera riconosce all’unanimità le violazione dell’articolo 3 e 5 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, sia sul trattenimento illegale nel CPSA e su alcune navi attraccate a Palermo, arbitrariamente trasformati in centri di detenzione che sull’impossibilità per  i ricorrenti di avere accesso ad una via di ricorso effettiva per contestare eventuali violazioni.  Contrariamente a quanto deciso dalla Corte nel 2015, non sono invece state riconosciute né la violazione dell’art. 3 sotto il profilo sostanziale, né la violazione dell’art. 4 Prot. 4 Cedu (divieto espulsioni collettive), e dell’art. 13 rispetto a quest’ultimo. 

“La decisione della Grande Camera – commenta l’Arci – crea un importante precedente, di cui le istituzioni italiane ed europee dovranno tener conto nei trattamenti riservati ai migranti alle frontiere.  Questo vale soprattutto sulla pratica degli hotspot, in cui i migranti sono detenuti per svariati giorni con una flagrante carenza di garanzie che caratterizza la privazione della libertà personale dei migranti, come denunciato in numerosi rapporti. Secondo i giudici della Corte e della Grande Camera questo trattenimento è illegale, anche se oggi risulta essere la prassi”.   

 “Una sentenza dunque – sottolinea l’associazione – che rafforza chi da anni si batte contro quella sospensione del diritto cui le istituzioni si sentono autorizzate nei confronti dei migranti alle frontiere, chiedendone  il rispetto della dignità e dei diritti”. 

 Anche per Amnesty International si tratta di una “sentenza importante”. “Ancora oggi l’Italia – ricorda l’organizzazione umanitaria –  continua a trattenere migliaia di rifugiati e migranti, in particolare nei cosiddetti “hotspot”, in assenza di una norma che giustifichi tale detenzione. Dopo questa sentenza, l’Italia dovrà garantire che nessuna persona sia soggetta a detenzione arbitraria”.

 

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