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Bari. I migranti del Cie: “Non siamo animali”

Diversi ospiti della struttura lamentano pessime condizioni sanitarie

Bari, 27 aprile 2012 – ''Non siamo animali, siamo umani come voi'''. Sono le parole di uno dei migranti incontrati nel Centro di Identificazione ed espulsione di Bari-San Paolo dalla delegazione di giornalisti ammessa ad entrare nella struttura, nell'ambito della settimana europea 'Open Access now' per l'accesso dei cronisti nei centri di accoglienza per migranti.

L'iniziativa, promossa dall'Associazione della Stampa di Puglia, rientra nel programma di mobilitazione della Fnsi 'LasciateCientrare'. A parlare B., un immigrato nigeriano di 37 anni, che ha lamentato le condizioni di bagni e docce. Un cittadino tunisino di 26 anni, incontrato nell'infermeria, si e' soffermato sui fastidi agli occhi di cui soffre da una quindicina di giorni.

''Il problema peggiora e non viene affrontato'', spiega. Si trova nel centro da due mesi. Probabilmente soffre di qualche allergia. ''Mi danno delle gocce ma il problema non si risolve e quando chiediamo spiegazioni non ci vengono date. Molte notti non riesco a dormire''.

I gestori della struttura hanno spiegato che ci sono sempre a disposizione assistenti sociali e psicologi. Altra lamentela riguarda l'eccessiva attesa: molti immigrati vogliono capire quale sara' il loro destino e quanto tempo devono rimanere rinchiusi nel Cie, qualsiasi sia la loro situazione: clandestinita', problemi con la giustizia o richiesta di asilo politico.

 ''Da due mesi sono qua per niente – ha affermato un 32enne tunisino – lavoravo con una bancarella in un mercatino a Milano, prima sono stato in fabbrica. Mi piace questa terra, sono abituato qui in Italia. Dopo 12 anni e' scaduto il permesso di soggiorno. Non ho fatto niente di male, non ho fatto reati, non sono assassino. La gente e il direttore mi trattano bene – ha aggiunto – ma non so perche' sono qua: forse perche' sono clandestino? Mi manca la libertà".

''Le stanze e i bagni fanno schifo'', ha evidenziato un 24enne marocchino. ''Da 16 anni sono in Italia e adesso mi vogliono mandare via. Qui in Italia ho tutti i miei parenti, sorelle, un fratello, mio padre, mia moglie. In Marocco non c'e' nessuno, non posso tornare lì". Poi ammette che l'espulsione e' scattata dopo un reato. Da una settimana si trova nel Cie di Bari.

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