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Caos nei Centri per migranti in Albania: licenziamenti e polemiche politiche

Roma, 14 febbraio 2025 – I centri per migranti in Albania rimarranno operativi. Lo ha ribadito con fermezza il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, rispondendo alle domande dei giornalisti sulla situazione che si verrà a creare dal 15 febbraio, quando nei centri di Shëngjin e Gjader rimarranno solo pochi agenti di polizia e qualche medico. Questo a seguito del licenziamento di quasi tutti i lavoratori della Medihospes, la società incaricata della gestione delle strutture.

Licenziamenti di massa nei centri albanesi

La notizia, diffusa dal quotidiano “Il Domani”, conferma che l’eventuale modifica della destinazione d’uso dei centri, da strutture di prima accoglienza a Centri per il Rimpatrio (Cpr), richiederebbe un nuovo appalto con parametri del tutto differenti. In Italia, i Cpr sono affidati a società private e multinazionali con costi già elevati (30 milioni di euro in due anni per i dieci centri presenti sul territorio nazionale), ma in Albania tali costi sarebbero addirittura triplicati.

La Medihospes, citando nella lettera di licenziamento “una serie di pronunce giudiziarie contraddittorie e non conformi agli orientamenti della Corte di Cassazione italiana”, ha comunicato ai dipendenti la cessazione del contratto dal 15 febbraio, dichiarando l’impossibilità momentanea di accogliere nuovi flussi di migranti. La decisione ha alimentato le speculazioni su un possibile stop dell’intera operazione in Albania.

Le reazioni politiche: Schlein attacca il Governo

La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha duramente criticato la gestione del progetto, chiedendo alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni di fermarsi.

“Le lettere di licenziamento ai lavoratori dei centri in Albania rappresentano l’ennesima certificazione del fallimento di un’operazione che calpesta i diritti fondamentali e le leggi italiane ed europee”, ha dichiarato Schlein. Ha poi aggiunto che l’iniziativa si è rivelata uno “spreco di risorse economiche”, con 800 milioni di euro spesi inutilmente invece di essere destinati all’assunzione di medici e infermieri. Inoltre, ha evidenziato il paradosso di centinaia di agenti delle forze dell’ordine impegnati a sorvegliare “una prigione vuota”.

“Solo pochi mesi fa Giorgia Meloni sosteneva che questi centri sarebbero stati un investimento. Oggi, invece, si rivelano un disastro, simbolo dell’incapacità e dell’inumanità della gestione governativa della questione migratoria”, ha concluso Schlein, sottolineando come l’Italia abbia problemi ben più urgenti da affrontare, tra calo della produzione industriale, aumento del costo dell’energia e salari stagnanti.

Uno stallo senza soluzioni immediate

Mentre il governo ribadisce la volontà di mantenere i centri operativi, la situazione rimane altamente incerta. Con la perdita di personale qualificato e senza una chiara strategia per l’utilizzo delle strutture, l’intero progetto rischia di rimanere un costoso fallimento. La gestione dell’immigrazione continua a essere un nodo critico per l’esecutivo, con un’opposizione sempre più determinata a chiedere un cambio di rotta.

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