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Cittadinanza. Mercato nero delle domande online, i faccendieri festeggiano

A casa o in agenzie improvvisate, strani "esperti" danno una mano a pagamento. A rischio privacy e sicurezza. Mentre i patronati ancora non possono aiutare gratis

 
Roma – 12 giugno 2015 – Diventare italiani costa. Però c'è chi ci guadagna: lo Stato, molti professionisti seri, ma anche tanti oscuri faccendieri senza scrupoli, che si trovano a gestire dati e documenti sensibili, facendogli poi fare chissà quale preoccupante fine.
 
Andiamo con ordine. Anche ora che viaggiano online (e dal 18 giugno sarà l’unico canale disponibile) le domande di cittadinanza prevedono un esborso sostanzioso per chi le presenta: alla classica marca da bollo da 16 euro si affianca infatti un contributo obbligatorio di 200 euro, tutti soldi che non verranno restituiti anche e la domanda non andrà a buon fine. Ci sono anche i costi, spesso molto più alti, per i documenti da recuperare in patria. Vista la posta in gioco, gli aspiranti italiani stringono la cinghia e pagano. 
 
Poi, però, c’è da compilare la domanda. Chi non ha dimestichezza col computer e con internet, o comunque non vuole rischiare di fare errori in una procedura così delicata, deve chiedere aiuto a qualcuno. I patronati, che già affiancano gli immigrati gratuitamente per rinnovi dei permessi di soggiorno, ricongiungimenti e altre pratiche, in questo caso possono fare poco: manca un accordo col ministero dell’Interno e quindi gli operatori non hanno le credenziali per accedere al sistema. 
 
Diversi patronati hanno comunque allestito delle postazioni per affiancare chi individualmente presenta la domanda, ma tra singole registrazioni, mail di conferma e così via i tempi così si allungano di molto e poi seguire l’iter della pratica non è semplice. Si lavora inoltre per appuntamenti, con calendari molto dilatati.
 
Agli aspiranti italiani, non rimane che cercare aiuto a pagamento.
 
Ormai l’Italia è piena di avvocati e consulenti specializzati in immigrazione, con parcelle non sempre alla portata di tutti. Ci sono anche molte agenzie serie, con tariffe variabili, in base al servizio o alla città. “Noi presentiamo la domanda e poi la seguiamo, anche con eventuali solleciti, per 250 euro” ci dicono da un’agenzia di Roma Nord. Un’altra agenzia dello stesso franchising, a Caserta, fa la stessa cosa per 150 €, però consiglia: “fino al 18 giugno, meglio presentare la domanda cartacea direttamente in prefettura”.
 
Fin qui, nessun problema. È il mercato, bellezza! Io ti aiuto, tu mi paghi. Però ti garantisco un servizio professionale. Innanzitutto ti faccio chiedere la cittadinanza (e quindi sborsare automaticamente quei 216 euro tra contributo e marca da bollo) solo se hai i requisiti. Inoltre, puoi stare tranquillo che le scansioni del  tuo documento di riconoscimento, del tuo atto di nascita e del tuo certificato penale, da allegare alla domanda, verranno cancellati subito dopo l’invio. 
 
Poi, però, c’è un oscuro sottobosco. “Molti utenti ci hanno segnalato che in questi giorni altri immigrati hanno fiutato l’affare e si sono organizzati. Hanno acquistato un scanner e preparano le domande da casa loro, per 150 o 200 euro, oppure appoggiandosi a sedicenti agenzie che fioriscono e poi magari spariscono nel giro di pochi giorni e in questi casi il prezzo sale anche a 500 euro” denuncia Anna Rosa, responsabile del Centro Lavoratori Stranieri della Camera del Lavoro di Bologna.
 
Perché rivolgersi a privati o pseudo agenzie quando professionisti e agenzie serie magari costano meno? Nella migliore delle ipotesi perché ci si fida di più di altri immigrati, nella peggiore perché professionisti e agenzie serie non trattano domande prive di requisiti, i faccendieri improvvisati invece ti spennano senza curarsi come andrà a finire con la tua cittadinanza.
 
“Se la domanda va male perché non c’erano i requisiti, non ci si potrà certo rivalere sui faccendieri. Non rilasciano certo ricevuta, fanno perdere le loro  tracce, chiudono le finte agenzie…” sottolinea Rosa. “Chi ci ha segnalato queste situazioni non vuole fare nomi, non ci dice nemmeno di che nazionalità sono, come se avesse paura di ritorsioni”. 
 
Anche a Torino la cittadinanza online è diventato un business, con tariffe diversificate e a quanto pare più competitive. “Si va dai 20 euro per la semplice registrazione sul sito del ministero a 100 euro per la compilazione e l’invio della domanda, e i faccendieri consegnano una chiavetta usb con il pdf della richiesta e tutti i documenti scannerizzati. Ma intanto i file originali dove rimangono?” chiede Mohammad Reza Kiavar, copresidente dell’Anolf di Torino.
 
L’Anolf e le altre associazioni dei sindacati confederali hanno messo in guardia gli utenti dai rischi, ma con scarsi risultati. “Chi offre il servizio – spiega Kiavar – giustifica il costo con il tempo che si perde per fare la domanda e a chi paga sembra giusto, non percepisce un dolo. Il rischio che non controllino bene i requisiti e i problemi di privacy e sicurezza non sembrano interessare”.
 
Come uscirne? Se il ministero dell’Interno, con un protocollo d’intesa, autorizzasse i patronati a compilare gratuitamente le domande, a certi pescecani si toglierebbe molta acqua in cui nuotare. L’intesa, però, tarda ad arrivare e gli affari dei nuovi esperti di cittadinanza online vanno a gonfie vele. 
 
Elvio Pasca
 
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