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Class action su cittadinanza e carta di soggiorno

Due gruppi di immigrati insieme a Inca-Cgil e Federconsumatori hanno presentato ricorsi collettivi al Tar del Lazio. Chiedono istruttorie più brevi per diventare italiani e la concessione immediata del permesso CE-SLP ai familiari di soggiornanti di lungo periodo. “Chi si trova nelle stesse condizioni può aderire”

Roma – 8 febbraio 2012 – Istruttorie troppo lunghe per il riconoscimento della cittadinanza italiana e ingiusti requisiti aggiuntivi per avere la carta di soggiorno. Sono le storture contro le quali si concentrano due azioni legali collettive (class action all’italiana) presentate giovedì scorso al Tar del Lazio da due gruppi di immigrati insieme a Patronato Inca, Federconsumatori e Cgil.

 

L’Inca denuncia che sono in media 730 giorni (2 anni) i limiti di tempo a disposizione dell’Amministrazione per effettuare le verifiche necessarie ad accordare la cittadinanza. Spesso però i tempi si allungano ulteriormente fino ad arrivare a 3-4 anni senza peraltro ottenere risposte adeguate. Nel ricorso di chiede quindi di verificare le procedure in essere e propongono soluzioni operative che, senza costituire un onere aggiuntivo per lo Stato, potrebbero migliorare i tempi di istruttoria attualmente troppo lunghi per un Paese civile.

L’altra azione collettiva, promossa da 13 cittadini stranieri, denuncia il comportamento adottato da alcune Questure in merito alla concessione del permesso CE-SLP ai familiari di soggiornanti di lungo periodo (già “carta di soggiorno”). Alcune sedi, infatti, interpretando in modo restrittivo la norma, prolungano l’attesa per ottenere lo stesso documento di ulteriori 5 anni + 90 giorni per i familiari di coloro che sono già in possesso di permesso di soggiorno di lungo periodo.

I ricorrenti ritengono che lo straniero in possesso dei requisiti reddituali e di idoneità alloggiativa necessari all’ottenimento del permesso CE-SLP possa richiedere lo stesso documento per i familiari a suo carico rientrando anch’essi nelle condizioni del richiedente.

Le azioni collettive non prevedono risarcimenti, ma servono a costringere l’Amministrazione a fare il suo dovere. Persone e associazioni che si riconoscono nei casi oggetto dell’iniziativa legale hanno la possibilità di aderire anche a ricorso presentato, contattando l’ Inca-Cgil o la Federconsumatori.

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