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Comunitari: Ok del Parlamento alle nuove norme

Parere positivo da Camera e Senato. Ma per i ricongiungimenti con i "partner" si chiede che il Paese d’origine certifichi la "relazione stabile"

ROMA – Via libera del Parlamento alle nuove norme sulla circolazione e il soggiorno in Italia dei cittadini comunitari.

La commissioni affari costituzionali del senato ieri e quella della Camera oggi, hanno espresso parere favorevole con delle osservazioni sullo schema di decreto legislativo varato dal governo il 10 novembre scorso per dare attuazione a una direttiva europea. Ora il testo torna alla presidenza del Consiglio per l’approvazione definitiva.

Secondo le nuove norme, i cittadini dell’Unione possono soggiornare in Italia fino a tre mesi senza alcuna condizione o formalità, salvo il possesso di un documento d’identità valido per l’espatrio rilasciato dal loro Paese. Possono soggiornare per più di tre mesi i lavoratori (autonomi o subordinati), gli studenti e chiunque abbia risorse sufficienti per non pesare sull’assistenza sociale e un’ assicurazione sanitaria. Il cittadino dell’Unione che ha soggiornato legalmente ed in via continuativa per cinque anni nel territorio nazionale ha diritto al soggiorno permanente.

Il diritto di soggiorno è esteso anche ai familiari dei cittadini dell’Unione europea, dove per "familiare" si intende: il coniuge, il partner che ha contratto con il cittadino dell’UE un’"unione registrata sulla base della legislazione di uno Stato membro", i discendenti diretti di età inferiore a 21 anni o a carico, gli ascendenti diretti a carico e quelli del coniuge o del partner. Sarebbe infine "agevolato" l’ingresso e il soggiorno di altri familiari a carico o conviventi e del "partner" col quale il cittadino dell’Unione "abbia una relazione stabile debitamente attestata".

Proprio il riferimento all’ "unione registrata" e alla "relazione stabile debitamente attestata" ha fatto insorgere l’opposizione, che ha accusato il governo di riconoscere in questo modo surrettiziamente le coppie di fatto. Anche se i pareri presentati dalla minoranza sono stati bocciati in commissione, traccia della querelle di ritrova nelle osservazioni che accompagnano il parere approvato in Senato, dove si chiede che "dopo la parola "attestata" vengano aggiunte le parole "dallo Stato del cittadino dell’Unione".

La stessa osservazione è contenuta nel parere approvato stamattina alla Camera (il testo ufficiale sarà disponibile solo domani), come spiega a Stranieriinitalia.it il relatore Alessandro Naccarato: "Anche noi abbiamo chiesto di precisare che l’attestato che riconosce la convivenze deve essere rilasciato dal paese di provenienza. Se un cittadino olandese viene in Italia e il suo convivente ha un certificato rilasciato in Olanda, che riconosce le unioni di fatto, anche lui potrà entrare in Italia". "Abbiamo accolto lo spirito della direttiva che rafforza il diritto alla libera circolazione delle persone e l’unità della famiglia – conclude il deputato dell’Ulivo – riconoscendo, per quanto riguarda i conviventi non uniti in matrimonio, la legislazione del Paese d’origine.

(20 dicembre 2006)

Elvio Pasca

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