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Emergenza Nord Africa. Entro marzo le conversioni dei permessi o i rimpatri assistiti

Si chiudono le misure di protezione umanitaria. Chi non presenta domanda entro il 31 mese  va incontro all’espulsione

Roma – 13 marzo 2013 – Finiscono le misure di protezione umanitaria per i profughi arrivati dell’Emergenza Nord Africa in Italia tra il 1 gennaio 2011 e il 5 aprile 2011. Chi non ha altro motivo per restare in Italia dovrà fare le valigie entro la fine di questo mese, altrimenti verrà espulso.

Nei primi mesi del 2011, sulla scia delle primavere arabe, arrivarono a Lampedusa migliaia di persone, soprattutto cittadini tunisini. Il governo concesse loro dei permessi per protezione umanitaria inizialmente della durata di sei mesi, ma che di proroga in proroga sono scaduti lo scorso novembre.

Molte delle persone che hanno avuto quei permessi hanno lasciato l’Italia andando in altri Paesi europei. Chi è rimasto qui e ha trovato un lavoro ha potuto convertire il permesso umanitario in un più duraturo permesso per lavoro. Ora, un decreto del presidente del Consiglio pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale spiega cosa ne sarà degli altri.

Le strade sono due. “I cittadini beneficiari delle misure di protezione umanitaria… possono presentare entro il 31 marzo 2013 domanda di rimpatrio assistito nel Paese di Provenienza o di Origine”.  I programmi di rimpatrio assistito sono gestiti per conto del ministero dell’Interno da organizzazioni umanitarie come l’Oim, alle quali va presentata la domanda.

Chi non sceglie questa strada, entro il 31 marzo può “presentare domanda di conversione dei permessi di soggiorno per motivi umanitari in permessi per lavoro, famiglia, studio o formazione professionale”.  Naturalmente, devono esserci i presupposti per la conversione (ad esempio un contratto di lavoro), altrimenti la domanda verrà respinta.

Per chi non presenterà entro i termini le domanda di rimpatrio assistito o di conversione del permesso, scatteranno i “provvedimenti di espulsione ed allontanamento dal territorio nazionale”. Ci sono però delle eccezioni, come i minori, le famiglie che hanno bambini a scuola, le donne incinte, i malati o quanti possono dimostrare che ci sono “gravi ragioni di carattere umanitario che rendono impossibile o non ragionevole il rimpatrio”.

Scarica il decreto

Elvio Pasca
 

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