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Espulsioni. Giro di vite governo, nei Cie fino a 18 mesi

Decreto legge approvato in Consiglio dei Ministri. Maroni: “Ci adeguiamo alle direttive europee e ripristiniamo espulsioni coatte. Scatteranno anche per i comunitari”. Ecco le novità

 

Roma – 16 giugno 2011 – Con un decreto legge approvato oggi dal Consiglio dei Ministri, il governo, ufficialmente, si adegua alla direttiva europea sulle espulsioni. Di fatto, recupera la linea dura per arrestare e rimpatriare i clandestini, messa in discussione da procure, giudici e dalla una sentenza della Corte di Giustizia dell’Ue.

Tra le altre cose, viene triplicato, dagli attuali sei mesi fino a un anno e mezzo, il periodo massimo di trattenimento (detenzione?) nei Centri di Identificazione ed espulsione. E si introducono le espulsioni coatte anche per i cittadini dell’Unione europea.

Il decreto entrerà in vigore solo dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ma intanto il Viminale ne ha diffuso i punti principali. E il Roberto Maroni, in conferenza stampa, ha fatto una panoramica sulle novità.

Il decreto, ha spiegato il ministro dell’Interno, dà attuazione di due direttive europee (38/2004 e 115/2008 ) e definisce criteri “che ci consentono di ripristinare le procedure di espulsione coattiva immediata dei clandestini, che non è stato possibile eseguire  a seguito delle interpretazione della direttiva” date da quelle sentenze.

La direttiva sui rimpatri dice di puntare innanzitutto alla partenza volontaria dei clandestini. Aggiunge però anche che si possono espellere i clandestini immediatamente, senza concedere loro del tempo per andarsene da soli, “se sussiste il rischio di fuga o se una domanda di soggiorno regolare è stata respinta in quanto manifestamente infondata o fraudolenta o se l’interessato costituisce un pericolo per l’ordine pubblico, la pubblica sicurezza o la sicurezza nazionale”.

Il decreto del governo gioca proprio su queste eccezioni. “Noi attuiamo la direttiva stabilendo i principi secondo i quali si può riprendere ad espellere coattivamente i clandestini”. L’accompagnamento immediato alla frontiera, ha spiegato Maroni, “è ripristinato per i clandestini che sono pericolosi per l’ordine pubblico e la sicurezza, che sono a rischio di fuga, che sono stati già espulsi per un provvedimento dell’autorità giudiziaria o che violano le misure di garanzia date dal Questore e previste in questo decreto”.

In questo modo, ha sottolineato il ministro, “viene meno la libera interpretazione che della direttiva stessa è stata data dalla magistratura in questi mesi, che prevedeva come unica possibilità il foglio di via dando ai clandestini dai sette ai trenta giorni per lasciare il paese, vietando di fatto le espulsioni coattive”.

Inoltre, il trattenimento nei Centri di Espulsione e identificazione viene prolungato “sino al termine massimo che prevede la direttiva, cioè 18 mesi, attraverso una procedura di garanzia che passa dal giudice di pace”. Questo stesso governo , nel 2009, aveva già innalzato il termine da due a sei mesi. “In diciotto mesi – assicura Maroni – siamo in grado di garantire l’ espulsione di tutti coloro che vengono messi nei centri”.

Il decreto interviene anche sui reati di violazione e di reiterata violazione dell’ordine del questore di lasciare il territorio nazionale, per i quali la Corte di Giustizia ha detto che non si può prevedere il carcere. Si introduce quindi una sanzione pecuniaria, ma il giudice di pace, al quale viene trasferita la competenza su questi reati, potrà sostituire la condanna con l’espulsione.

Per gli irregolari che non sono pericolosi o a rischio di fuga non scatterà l’espulsione coatta. Ci sarà il semplice foglio di via, ma, ha aggiunto il ministro, “con delle misure che il questore può imporre per garantire che entro il termine prestabilito lo straniero se ne vada davvero. Per esempio la consegna del passaporto, l’obbligo di dimora o l’obbligo di presentazione presso gli uffici della forza pubblica per il  tempo necessario per rimpatriare”.

Novità anche per i rimpatri volontari, strada finora preclusa agli irregolari. Chi deciderà di tornarsene in patria potrà farlo, anche attraverso programmi di “”rimpatrio volontario assistito dalle organizzazioni internazionali”.

Infine, Maroni ha spiegato che il decreto “introduce per la prima volta l’allontanamento coattivo e l’espulsione anche per i cittadini comunitari” che non hanno i requisiti per rimanere in Italia. “Anche questa norma –ha detto – è coerente con la direttiva europea 38 del 2004, che prevede questa possibilità”.

La sintesi del decreto diffusa dal Ministero dell’Interno

Elvio Pasca

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