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Europa: Glucksmann propone una nuova visione sull’immigrazione e critica il trattato di Dublino

Roma, 1 aprile 2024 – In vista delle imminenti elezioni europee, il candidato del Partito socialista/Place Publique, Raphael Glucksmann, ha espresso con forza la necessità di riformare radicalmente le politiche sull’immigrazione dell’Unione Europea. In un’intervista rilasciata a France Info, Glucksmann ha respinto categoricamente l’idea di “muri assoluti” e “immigrazione zero”, promuovendo invece la creazione di “vie d’immigrazione legali” e l’adozione di quote basate sulle necessità delle economie europee.

Una delle critiche più accese di Glucksmann riguarda il trattato di Dublino, che attribuisce un peso sproporzionato ai Paesi di primo ingresso come Italia e Grecia. Definendolo una “catastrofe umana e politica”, il candidato ha sottolineato l’urgente necessità di una riforma che condivida in modo equo le responsabilità tra tutti gli Stati membri.

Glucksmann ha proposto un sistema di quote basato sulle necessità economiche dell’Europa, piuttosto che sulle nazionalità, allo scopo di promuovere un’immigrazione del lavoro e garantire un arrivo sicuro per i migranti, evitando tragedie come quelle dei barconi nel Mediterraneo. Questo approccio, secondo il candidato, non solo risponderebbe alle esigenze di manodopera del continente, ma contribuirebbe anche a una gestione più ordinata e sicura dei flussi migratori.

Inoltre, Glucksmann ha criticato aspramente il Patto asilo e immigrazione dell’Unione Europea, sostenendo che non contribuisca in alcun modo all’armonizzazione delle politiche comunitarie. Ha evidenziato come alcune disposizioni consentano a paesi come l’Ungheria di eludere le proprie responsabilità in materia di solidarietà europea, finanziando invece misure restrittive come filo spinato.

Infine, Glucksmann ha ribadito la necessità di un approccio comune e coerente all’immigrazione, sottolineando che l’attuale sistema basato sul trattato di Dublino genera caos e sofferenza umana. Ha concluso richiamando alla costruzione di regole comuni che valgano per tutti gli Stati membri, al fine di evitare un quadro normativo frammentato e ingiusto come quello attuale.

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