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Flussi d’ingresso, informativa in Consiglio dei Ministri: “Scarto significativo tra il numero di ingressi e contratti di lavoro stipulati”

Roma, 5 giugno 2024 – leri, nel corso del Consiglio dei Ministri, la Presidente Giorgia Meloni ha svolto una informativa in merito ai flussi di migranti regolari, che si riporta di seguito integralmente, con i relativi dati.

“Voglio parlarvi di immigrazione. Ma la questione stavolta non riguarda i traffici irregolari di migranti, per i quali ricordo che l’impegno dell’intero governo ha permesso fino a questo momento di abbattere del 60% gli arrivi illegali rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Un risultato possibile soprattutto grazie ai rapporti di collaborazione con i paesi del Nord Africa, Tunisia e Libia in testa.

Un passo in avanti recentissimo è costituito dal lavoro finalizzato a decretare un’area SAR tunisina: domani il Gruppo di Lavoro misto Italo Tunisino si riunirà qui a Roma per assistere le autorità marittime di quella Nazione per la stesura del relativo piano. La prospettiva comune è di formalizzare l’esistenza di un’area marittima che preveda l’intervento delle navi tunisine per svolgere opera di soccorso e ricondurre i migranti nel porto sicuro più vicino, cioè in Tunisia.

Sempre domani con il Ministro Piantedosi ci recheremo in Albania per verificare, a seguito del protocollo sottoscritto a novembre col Primo Ministro Edi Rama – al quale rinnovo la solidarietà dell’intero governo per gli attacchi ricevuti – lo stato di realizzazione del centro di prima accoglienza di Shenjin e del centro di permanenza di Gjader. Ma oggi ci concentriamo su un’altra questione, che riguarda invece i flussi migratori in apparenza regolari.

Dopo la formazione del Governo abbiamo dovuto definire rapidamente i flussi di ingresso regolare in Italia per motivi di lavoro relativi all’anno 2022, e lo abbiamo fatto con il D.P.C.M. del 29 dicembre 2022.

Successivamente abbiamo emanato il D.P.C.M. 27 settembre 2023, che attua la programmazione dei flussi per il triennio 2023-2025, secondo quanto previsto – in via sperimentale – dal c.d. decreto Cutro. Come Presidenza, e d’intesa con tutte le amministrazioni interessate, abbiamo costituito un tavolo tecnico per monitorarne l’applicazione.

Ora da quel monitoraggio emergono dati allarmanti. 

Il fatto è questo. Da alcune regioni, su tutte la Campania, abbiamo registrato un numero di domande di nulla osta al lavoro per extracomunitari, durante il click day, totalmente sproporzionato rispetto al numero dei potenziali datori di lavoro, siano essi singoli o imprese. 

Un dato: sui permessi per lavoro stagionale, cioè per lavoro in campo agricolo o turistico-alberghiero, nel 2023, su un totale di 282.000 domande, 157.000 arrivano dalla Campania, mentre 20.000 arrivano dalla Puglia. Solo che, per esempio nel settore agricolo, la Puglia ha circa il 12% delle imprese agricole italiane e la Campania solo il 6%. 

Dato ancora più preoccupante è che a fronte del numero esorbitante di domande di nulla osta, solo una percentuale minima degli stranieri che hanno ottenuto il visto per ragioni di lavoro in base al “Decreto Flussi” ha poi effettivamente sottoscritto un contratto di lavoro. In Campania, meno del 3% di chi entra con un nulla osta sottoscrive poi un contratto di lavoro. 

Uno scarto significativo tra il numero di ingressi in Italia per motivi di lavoro e i contratti di lavoro che vengono poi effettivamente stipulati è però una caratteristica che accomuna, anche se con numeri meno spaventosi, molte regioni italiane. 

Dai dati quindi emerge che: 

  1. In alcuni territori il numero di richieste è enorme rispetto alla capacità di assorbimento del tessuto produttivo locale, e quindi balza facilmente agli occhi. 
  2. In quasi tutte le regioni italiane c’è uno scarto significativo tra chi entra per finalità di lavoro e chi effettivamente poi sottoscrive un contratto di lavoro. 

Che significa? Secondo noi significa che i flussi regolari di immigrati per ragioni di lavoro vengono utilizzati come canale ulteriore di immigrazione irregolare. Significa che, ragionevolmente, la criminalità organizzata si è infiltrata nella gestione delle domande e i “decreti flussi” sono stati utilizzati come meccanismo per consentire l’accesso in Italia, per una via formalmente legale e priva di rischi, a persone che non ne avrebbero avuto diritto, verosimilmente dietro pagamento di somme di denaro (secondo alcune fonti, fino a 15.000 euro per “pratica”).

L’ipotesi di infiltrazioni criminali sembra avvalorata dal fatto che la stragrande maggioranza degli stranieri entrati in Italia negli ultimi anni avvalendosi del “Decreto Flussi” proviene da un unico Stato, il Bangladesh, dove le autorità diplomatiche parlano di fenomeni di compravendita dei visti per motivi di lavoro. I bengalesi, ricordo, sono anche la prima nazionalità di immigrazione illegale nei primi cinque mesi di quest’anno, e questo presuppone un collegamento forte tra organizzazioni criminali che operano nel paese di partenza e organizzazioni criminali che operano nel paese di arrivo.

Per questa ragione, raccolti questi dati, stamattina mi sono recata dal Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo Giovanni Melillo per consegnare un esposto sui flussi di ingresso in Italia di lavoratori stranieri avvenuti negli ultimi anni avvalendosi del c.d. “Decreti Flussi”.

È evidente che se – come immagino – da una parte l’autorità giudiziaria aprirà una o più indagini in base agli elementi forniti e farà seguire la necessaria opera di accertamento per il passato, dall’altro lato le soluzioni per fermare questo meccanismo in futuro competono al governo. 

Lo stesso gruppo tecnico di lavoro che ha tirato fuori questi dati – che è coordinato dalla Presidenza del Consiglio e vede la partecipazione del Ministero dell’Interno, del Ministero degli Esteri, del Ministero del Lavoro, del Ministero dell’Agricoltura e del Ministero del Turismo, ha ipotizzato delle iniziative da intraprendere, sia di ordine legislativo, sia di ordine amministrativo.

Ci troviamo di fronte a un meccanismo di frode e di aggiramento delle dinamiche di ingresso regolare, con la pesante interferenza del crimine organizzato, che dobbiamo fermare e correggere, esattamente come abbiamo fatto, e stiamo facendo, per il superbonus edilizio e per il reddito di cittadinanza.

Gli aspetti su cui intervenire sono quelli:

  • della verifica delle domande di nulla osta al lavoro, del meccanismo del click day;
  • della definizione delle quote;
  • del rafforzamento dei canali di ingresso speciali;

e più in generale della collaborazione con le associazioni di categoria, allo scopo di definire i fabbisogni di manodopera.

Quanto ho fin qui descritto avrà bisogno, come dicevo, di un duplice livello di intervento, normativo e amministrativo.

Quindi vi annuncio che stiamo lavorando perché in uno dei primi Cdm che terremo dopo il G7 si presenti, con la collaborazione di tutti i Ministeri competenti, un articolato ampio e dettagliato per risolvere questo problema. Ci sarà bisogno di un duplice intervento, normativo e amministrativo.

E intendo coinvolgere le imprese e le associazioni di categoria. Intendo promuovere un incontro con le organizzazioni datoriali, poiché troppo spesso si esprimono fabbisogni di manodopera che trovano solo parzialmente riscontro nelle domande di nulla osta al lavoro presentate nei click day. Penso serva maggiore responsabilità e un più serio approfondimento, capendo ad esempio se le associazioni abbiano un sistema di monitoraggio delle domande per conto dei propri associati e facciano dei controlli preliminari su di essi.

Mentre il Governo individuerà le necessarie soluzioni per il futuro, auspico che si faccia piena luce su quanto è avvenuto negli scorsi anni. Con il Gruppo tecnico di lavoro noi abbiamo fatto una ricognizione solo sui due decreti flussi varati da noi, ma è ragionevole ritenere che le stesse degenerazioni si trascinassero da anni e mi stupisce che nessuno se ne sia reso conto.

Noi modificheremo i tratti operativi che hanno portato a queste storture, e lo faremo nel rispetto del principio che ispirò la legge cosiddetta “Bossi-Fini” che ha regolamentato il fenomeno in questi anni, cioè consentire l’ingresso in Italia solo a chi è titolare di un contratto di lavoro”.

Tabella1

Tabella 2

Tabella 3

Tabella 4

Tabella 5


Fonte: Consiglio dei Ministri/Integrazione Migranti

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