in

Giornata Onu contro la Tortura: Eventi Cir per rompere il silenzio [ROma, 26 giugno 2014]

24 giugno 2014 – In occasione del26 giugno,Giornata Internazionale a Sostegno delle Vittime di Tortura, il CIR – che con i suoi progetti di accoglienza e cura delle vittime di tortura in 18 anni ha aiutato più di 4.000 rifugiati e richiedenti asilo -sopravvissuti a tortura – intende affrontare e denunciare il tema della tortura.

 

Un taboo della parola,ma non purtroppo dei fatti. Secondo i dati di Amnesty International sono infatti141 i paesi dove la torturao trattamenti inumani o degradantisono tuttora praticati. L’Italia ha ratificato la Convenzione ONU contro la Tortura ma non ha ancora introdotto il reato di tortura nel codice penale come previsto dalla Convenzione stessa.

Un rifugiato su tre, tra quelli che arrivano nel nostro paese, ha personalmente subito esperienze di tortura.

I progetti di accoglienza e cura delle vittime di tortura realizzati dal CIR nel corso di 18 anni di attività hanno sostenuto più di 4.000 rifugiati.Attualmente il progetto ha in carico circa 1.400 richiedenti asilo e rifugiati sopravvissuti a tortura.

Nella giornata del 26 – in cui ricorre anche il 30° Anniversario della Convenzione ONU contro la Tortura ed altre Pene o Trattamenti crudeli, disumani o degradanti, il CIR vuole portare l’attenzione su tutto questo attraverso eventi, video, testimonianze.

Alle ore 9.00, presso la SIOI – Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale in piazza san Marco, 51, il CIR organizza unconvegnodiviso in due sessioni. Nella prima – “Il progetto di Riabilitazione e cura delle vittime di tortura Together with VI.TO.” – saranno illustrati i risultati del progetto transnazionale per la riabilitazione delle vittime di tortura, sostenuto dalla Commissione Europea e si discuteranno, fra l’altro, i risultati di una ricerca che confronta l’evoluzione dei sintomi traumatici tra i rifugiati che trovano asilo all’interno della loro stessa regione d’origine e quelli che trovano asilo in Italia. La seconda sessione“Scenari globali: le cause e le dimensioni delle migrazioni nel continente africano”, affronterà le misure internazionali di prevenzione, contrasto e protezione alla luce degli attuali conflitti, dalla Siria ad intere regioni dell’Africa sub-sahariana, che comportano atti di crudeltà, inclusa la tortura, nonché esodi di popolazioni e rappresentano anche la principale causa del forte aumento del numero di rifugiati che arrivano sulle nostre coste. Al convegno ci sarà un intervento del Presidente Romano Prodi.

Sempre il 26 giugno, alle ore 20.30, presso l’Aranciera di San Sisto, in Via Di Valle delle Camene, 11 (Terme di Caracalla) con il Patrocinio di Roma Capitale si terrà lospettacolo teatrale MARE MONSTRUM. La serata sarà introdotta da una lettura di Monica Guerritore tratta dal romanzo di Giuseppe Catozzella “Non dirmi che hai paura.

Protagonisti dello spettacolo i rifugiati sopravvissuti a tortura che hanno partecipato ai laboratori di riabilitazione psico-sociale del CIR, promossi all’’interno del progettoTogether with Vi.TO. Lo spettacolo è liberamente ispirato al racconto ”L’annegato più bello del mondo”di Gabriel García Márquez.

Lo spettacoloMARE MONSTRUM- Ovvero – L’annegato più bello del mondo. In Memoria di Gabriel García Márquez

Un villaggio in riva al mare che si è trasformato attraverso l’ incontro con un uomo morto arrivato dalle acque, uno straniero annegato. Quel corpo appartiene a una di quelle anime tormentate, che troppe volte senza successo cercano una vita nuova, senza più paure, violenze, persecuzioni.

A uno come lui, a cui è stato tolto tutto, è rimasta impressa sul volto l’unica cosa che davvero cercava, quella per cui è morto: la dignità. È questo che le donne del paese, le Antigoni che si oppongono alle leggi antinatura dei Creonti di turno, riconoscono nell’annegato, quella bellezza indicibile che resiste oltre la morte, nel volto di chi cerca una via verso la dignità.

Lo straniero morto fu strappato dalle acque mute del Mare Monstrum. Accolto come un fratello, salvato dal silenzio assordante che le correnti imponevano. Da lì in poi, tutto in quel villaggio sarebbe cambiato, giacché “non ebbero bisogno di guardarsi a vicenda per rendersi conto che ormai non erano al completo, né lo sarebbero stati mai più. Formazione e Regia: Nube Sandoval e Bernardo Rey

Durante gli eventi verrà inoltre lanciata la campagna di comunicazione “Vere torture – Oggi è il tuo giorno, con gli spot video interpretati da Lucia Lavia e Luca Amorosino.Gli spot scelgono un punto di vista nuovo per raccontare la tortura. Quello degli indifferenti. I media ci hanno abituato al racconto di drammi e catastrofi umanitarie. Le campagne di comunicazione su questo tema hanno abituato il pubblico a urla e immagini pietose. Sensibilizzare davvero resta ancora molto difficile. I nuovi spot rovesciano la prospettiva. Che cos’è realmente la tortura per la nostra società contemporanea? E che cosa è la tortura per i rifugiati? Con uno sguardo lucido, senza effetti audiovisivi e montaggio serrato, gli spot invitano tutti a guardare in faccia la realtà.

Nella serata, il CIR lancerà anche un concorso di cortometraggi perfilmakersul tema del diritto d’asilo. Dieci personalità del mondo della cultura e del cinema promuovono il concorso insieme alla SIAE, che da sempre contribuisce e sostiene iniziative di solidarietà.

Approfondimento sulla tortura

“La particolare complessità delle problematiche legate a esperienze di violenza, abusi e traumi estremi, richiede risposte e supporti diversificati, che agiscano in modi e su piani diversi ma fortemente integrati tra loro- afferma Fiorella Rathaus, del CIR- “Per questa ragione utilizziamo una prospettiva di lavoro multidisciplinare, in cui gli interventi di tipo sociale, psicologico, medico e legale si intersecano e si rinforzano reciprocamente e concorrono alla realizzazione di un positivo percorso di riabilitazione e integrazione.”La tortura mira alla distruzione dell’identità delle sue vittime. Per poter ricostruire una storia che cura, recuperando per integrare l’indicibile, è un processo difficile da compiere, ed è necessario uno spazio intermedio in cui sia possibile uno scambio simbolico. In questo spazio si colloca l’esperienza dellaboratorio di riabilitazione psico-sociale attraverso il teatro, dove l’utilizzo delle metafore può recuperare quei piccolissimi frammenti di vita umana rimasti impigliati nel silenzio.

 

Clicca per votare questo articolo!
[Totale: 0 Media: 0]

Ue. Marcolin (Lega): “Renzi si crede Gesù ma moltiplica solo immigrati”

Visti d’ingresso veloci per chi avvia startup innovative