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Giovanni Iudice e le opere sui migranti: “L’Ucraina mi ricorda una natura morta di Morandi”

Roma, 15 marzo 2022 – Giovanni Iudice, noto artista di fama internazionale da sempre attratto dal tema dell’umanità, ha descritto la guerra in Ucraina come una “natura morta di Giorgio Morandi, il quale affermava che nulla è più surreale e astratto del reale, del visibile”. La preparazione silente della Russia, l’attacco, gli hanno ricordato i quadri del maestro bolognese. Dipinti nei quali si nascondeva l’allusione alla “dittatura e al fascismo”. “Non è un dramma dell’Ucraina, è un dramma di tutti. L’angoscia dell’impossibilità di essere liberi nel proprio Paese è una minaccia all’indipendenza di ognuno di noi. Ci tocca profondamente anche il rischio che l’Italia possa trovarsi in guerra”, ha commentato in un’intervista all’Agi.

giovanni iudice

Giovanni Iudice e la guerra in Ucraina

Giovanni Iudice è un artista noto in tutto il mondo. Scoperto dal gallerista Cassiano Scribano nel 2011, è stato invitato anche da Vittorio Sgarbi alla Biennale di Venezia con l’opera “Umanità”. Da sempre vicino al tema dei migranti, è un pittore figurativo contemporaneo che al momento espande in diverse mostre italiane, anche una a Palazzo Reale a Milano. Di fatto, è stato uno dei primi a trattare la questione delle migrazioni nel mar Mediterraneo, e i suoi quadri ne sono la dimostrazione. La sua opera “Spiaggia”, per esempio, un olio su tela esposto nella Galleria d’arte moderna di Palermo, è stata inserita in un volume della Treccani sull’arte contemporanea della Sicilia.

Come ha sottolineato il critico Luca Gatta quando l’artista è stato ospite di “Vincent tutti i colori dell’arte” su radio Internazionale Costa Smeralda, il suo è “un fil rouge emozionante che lega la bellezza dell’arte e la sua poesia narrativa alla denuncia sociale“.

Ora Iudice si si sta preparando per una mostra pubblica che dovrebbe esserci a Milano sul tema della sostenibilità e dei cambiamenti climatici. “Descrivo l’uomo nell’antropocene. Non vedo il passaggio come una visione romantica, ma un territorio che si consuma come la carne nella flagellazione. Dipingo mari, rocce, sedimentazione. Ma c’è sempre presente l’Uomo dentro questa complessità”, ha dichiarato il pittore alludendo all’epoca feologica definita dal premio Nobel olandese Paul Crutzen in cui l’ecosistema è stato trasformato dalle attività umane.

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