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Gozi (Schengen): “Aprire canali dell’immigrazione legale”

Stilato il documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sull’immigrazione e l’integrazione adottato all’unanimità dal Comitato Bicamerale Schengen

ROMA, 20 febbraio – "Ormai vi è un ampio consenso a livello europeo nel ritenere che lo strumento più importante per combattere l’immigrazione illegale risieda nell’aprire canali d’immigrazione legale"

E’ quanto si rileva nel documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sull’immigrazione e l’integrazione, adottato all’unanimità dal Comitato Bicamerale Schengen. Lo riferisce il presidente del Comitato, Sandro Gozi (Pd).

Il documento, sottolinea il parlamentare, è "un’importante relazione sull’immigrazione e l’integrazione che, attraverso un approccio pragmatico e coerente con gli orientamenti europei, delinea i toni specifici di una via italiana all’immigrazione che rispetti i nostri valori e allo stesso tempo capace di rispondere alle nuove esigenze economiche, sociali e civiche. Un lavoro che è stato svolto in un clima molto costruttivo tra maggioranza e opposizione".

"Una politica efficace – afferma ancora Gozi – non può limitarsi quindi agli strumenti per l’ammissione, ma va collegata sia alle misure sull’integrazione quanto alla lotta contro l’immigrazione clandestina e il lavoro nero. Per quanto riguarda i centri per gli immigrati, questi sono necessari in base agli obblighi derivanti dall’accordo di Schengen. Tuttavia è necessario rivedere profondamente i vari aspetti operativi".

Tra le proposte, quella di facilitare i rapporti con gli intermediari finanziari e sperimentare nuove forme di garanzie per l’accesso al credito; tra i vari strumenti da considerare, va ricordato il "contratto di integrazione", un patto tra lo Stato ospitante e i nuovi arrivati che presuppone non solo la richiesta del pieno rispetto dei principi e valori basilari del nostro Paese, ma anche la capacità di sviluppare politiche attive per favorire l’effettivo inserimento dell’immigrato; modificare la legge sulla cittadinanza per riconoscerla a coloro che nascono e crescono in Italia; valutare l’opportunità, nella prossima legislatura, di ricondurre il coordinamento delle politiche sull’immigrazione a un unico Ministero o dicastero.

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