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In Italia gli stranieri ci servono, e i dati lo dimostrano

Roma, 20 gennaio 2023 – E’ un dato di fatto: i migranti presenti in Italia contribuiscono in tasse più di quanto ricevono in prestazione assistenziali, salute e istruzione. E’ chiaro quindi che promuovere la lotta all’immigrazione è a dir poco contro producente. Anzi: integrare i cittadini stranieri all’interno della società dovrebbe essere un interesse comune, visto che il loro contributo vale quasi 144 miliardi, ovvero il 9% del Pil.

Migranti, quanto incide il lavoro degli stranieri in Italia

Come sottolinea il rapporto Ocse 2021, “i migranti contribuiscono in tasse più di quanto ricevono in prestazioni assistenziali, salute e istruzione”. Dal punto di vista lavorativo, il tasso di occupazione degli stranieri oggi è pari al 57,8%, leggermente inferiore quindi a quello degli italiani (58,3%). La maggior parte lavora nel settore dei servizi, ma se si osserva l’incidenza per settore si nota che il 17,9% è occupato nell’economia, il 16,9% nella ristorazione e il 16,3% nell’edilizia. L’analisi è stata effettuata dalla Fondazione Leone Messa e si può leggere nel Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione. Più nello specifico, lo studio calcola i “costi” della presenza straniera e li confronta con il gettito fiscale e contributivo generato dagli immigrati. In questo modo, si tenta di “sfatare il luogo comune secondo cui la presenza degli immigrati in Italia sia principalmente un costo per lo Stato”, ha sottolineato Enrico Di Pasquale, ricercatore della Fondazione.

Tra l’altro, non bisogna dimenticarsi del fatto che il Paese sta subendo un significativo calo demografico. E anche in questo senso gli stranieri potrebbero aiutarci a ritrovare l’equilibrio. Allo stesso tempo, però, i dati dimostrano che nessuno si ferma abbastanza per restare proprio per il ridotto accesso alle risorse del welfare e al riconoscimento sociale e politico. Non è un segreto, infatti, che in particolare modo certe ali politiche da anni stiano portando avanti un messaggio propagandistico volto a far riconoscere gli immigrati solo come un problema. La realtà, tuttavia, ci dice che in Italia non si può immaginare un futuro senza stranieri. Sia dal punto di vista economico e lavorativo, che da quello demografico.

Cosa dicono i dati

Gli studenti figli di immigrati in Italia superano il 10% del totale (877mila nell’anno 2019/2020). Esaminando lo stesso periodo, si nota che per la prima volta gli alunni stranieri iscritti al liceo superano quelli iscritti agli istituti professionali. Nel corso del tempo sono aumentati anche gli imprenditori immigrati (10% del totale). Allargando il braccio di analisi, si nota che in 10 anni (2011/2021), i migranti sono cresciuti (+31,6%), mentre gli italiani sono diminuiti (-8,6%). E a conti fatti l’Italia ha incassato dagli stranieri residenti 3,7 miliardi di Irpef, comprese addizionali comunali e regionali, su un volume di redditi dichiarato pari a 27,1 miliardi. Sulla base delle rilevazioni sui consumi che indicano per gli immigrati una spesa prevalentemente di sussistenza, il rapporto calcola 3,2 miliardi di Iva. Pari al 3% di tutta quella riscossa in Italia.

Altri 3,3 miliardi arrivano dalle altre imposte sui beni di consumo, dai tabacchi ai rifiuti, dall’auto al canone tv. Considerando poi che solo il 14 per cento degli stranieri ha una casa di proprietà, Imu, Tasi, Tari e imposte su luce e gas ammontano a 1,9 miliardi di gettito. Tra rilasci e rinnovi dei permessi di soggiorno (2,3 milioni) e acquisizioni di cittadinanza (131 mila nel 2020) gli immigrati pagano tasse per 200 milioni di euro. Sono una risorsa anche i contributi previdenziali e sociali versati dagli stranieri, che secondo il rapporto Inps 2022 valgono 15,9 miliardi. Tutto sommato, le entrate così calcolate ammontano a 28,2 miliardi. Che a fronte di uscite per 26,8 miliardi di euro restituiscono un saldo positivo di 1,4 miliardi.

Spesso, poi, vengono dimenticati i migliaia di professionisti che nel nostro Paese non possono lavorare perchè le loro competenze non vengono riconosciute. O perchè impossibilitati a partecipare ai bandi pubblici poiché sprovvisti di cittadinanza. Per esempio dottori e infermieri. Secondo le stime di Amsi (Associazione medici stranieri in Italia) sono circa 77 mila, tra questi 38 mila sono infermieri e 22 mila medici. In particolare, secondo Amsi, negli ultimi anni un numero alto di professionisti sono arrivati dall’Est Europa. Non avendo però ancora la cittadinanza italiana, sono costretti a lavorare nel settore privato.

Insomma, rifiutarsi di ammettere che l’Italia sia un paese multietnico oggi è come negare la realtà. Per questo sarebbe meglio smettere di fare la lotta ai migranti, e migliorare il sistema di accoglienza. Perchè i migranti sono una risorsa, non un problema.

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