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Kyenge: “Se Calderoli può chiamarmi orango, non c’è più argine al razzismo”

L’eurodeputata sul voto del Senato che ha salvato il leghista dal processo: “Il messaggio è che la politica è irresponsabile”

 

 

Roma – 17 settembre 2015 – “È un messaggio triste. Non lo nascondo, sono amareggiata. Ma io vado avanti”. 

Per Cècile Kyenge, il voto del Senato che ha salvato da un processo per razzismo Roberto Calderoli, è un via libera a quanti vorranno seguire le orme del leghista. Le orme di uno secondo cui la prima ministra nera della Repubblica italiana ha le “sembianze di un orango”. 

“Quelle parole di chi dovrebbe onorare le istituzioni e il Paese hanno fatto il giro del mondo. C’è una legge del nostro Paese, la Legge Mancino, che persegue l’istigazione all’odio razziale. Per il Senato italiano, in queste parole non c’era discriminazione razziale” scrive Kyenge su Facebook.

“In Europa – sottolinea l’eurodeputata – il livello di guardia verso il razzismo è altissimo. Il messaggio di questo voto è che la politica è irresponsabile, che non c’è un argine all’uso irresponsabile di parole che avvelenano la società, seminando odio razziale”. 

Intervistata da Repubblica, Kyenge punta il dito anche contro i suoi compagni di partito. “I parlamentari del Pd che hanno votato così dovranno risponderne alla propria coscienza. È una scelta grave, perchè è un caso di razzismo. Si sono interrogati sul serio sull’effetto che avrà questo voto? Con che coraggio potremo trasmettere il valore di custodi dei diritti ai giovani?”.

 

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