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La Chiesa: “Noi in prima linea sull’immigrazione”

La Chiesa italiana respinge le accuse degli ultimi giorni sull’accoglienza degli immigrati ROMA, 4 agosto 2008 – La rabbia e l’esasperazione del sindaco di Lampedusa, che dopo lo sbarco di migliaia di clandestini sulla costa negli ultimi giorni, se l’era presa con la Chiesa, invitandola ad ”aprire le porte dei conventi anziche’ bacchettare il governo”, si scontrano con i numeri pubblicati dall’Osservatore romano sull’impegno quotidiano della Caritas.

E il cardinale Sepe, intanto, da Napoli, ha denunciato un’emergenza che la Chiesa non può più contenere, in mancanza di efficaci politiche sociali.

Il primo a rispondere al sindaco dell’isola ormai nel caos è stato il quotidiano della Cei Avvenire che in un commento manifestava comprensione per il suo allarme, precisando, però, che quello che il mondo cattolico ha messo in campo nel segno dell’accoglienza "è sotto gli occhi di tutti". Un impegno – ha scritto l’Avvenire – svolto spesso "anche a costo di tirarsi addosso le critiche di quanti sostengono che ‘non bisogna esagerare con la generosità".

A dare piu’ consistenza alla precisazione, un lungo articolo dell’Osservatore romano, che, nello stile asciutto che lo contraddistingue e senza far cenno esplicito alla polemica col sindaco, fa snocciolare al presidente della Caritas, don Vittorio Nozza, le nude cifre di una indiscutibile presenza sul territorio. "La Chiesa, con le Caritas in prima linea – dice don Nozza sull’Osservatore – continua a svolgere opera di supplenza su più fronti, con un lavoro quotidiano per il bene comune, di incontro, ascolto, accoglienza, mediazione culturale e sociale, tutela della persona immigrata e della sua famiglia". Sono 220 le Caritas presenti su tutto il territorio nazionale, impegnate a coordinare oltre 100 realtà diocesane sui temi della tratta, dell’asilo e dell’immigrazione in generale. Solo per l’accoglienza ‘ordinaria’ negli ultimi 5 anni, le Caritas diocesane hanno avviato, grazie anche ai fondi Cei dell’otto per mille, ben 164 progetti specifici per immigrati, rifugiati e richiedenti asilo, vittime della tratta, con un impegno economico di oltre 13,5 milioni di euro.

"La Caritas fino a oggi – ha sottolineato don Nozza – ha anche garantito un supporto al Governo proprio nelle fasi più critiche degli sbarchi, compresi gli ultimi mesi, mettendo a disposizione nuove strutture d’accoglienza sul territorio nazionale". La Chiesa, insomma, non solo ha dato accoglienza, ma ha supplito in varie occasioni ai vuoti dello Stato, e a dirlo con ancor più chiarezza è l’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe. "La Chiesa – scrive in una riflessione pubblicata sul sito della diocesi – è accanto ai poveri, ma non ha il potere di sradicare la povertà" e "alle politiche sociali, quando mancano o sono carenti non è possibile rispondere in termini di supplenza".

Se qualcuno pensasse a facili "scorciatoie" – ha concluso Sepe – rifletta sui fatti di Napoli dei giorni scorsi, l’occupazione del Duomo da parte di alcuni extracomunitari senza alloggio, suggellata da violenti scontri con la polizia e polemiche che non hanno risparmiato, anche qui, accuse alla Chiesa, accusata da un consigliere comunale di aver sollecitato lo sgombero. "E’ addirittura mortificante – ha scritto Sepe – dover smentire una circostanza del genere che capovolge la natura stessa del nostro impegno".

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