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La lotta al traffico di migranti: un delicato equilibrio tra giustizia e umanità

Roma, 2 ottobre 2024 – Il Consiglio d’Europa ha recentemente approvato un importante rapporto che pone l’accento su un tema cruciale: la lotta al traffico di migranti. Tuttavia, il documento sottolinea un aspetto spesso trascurato, ovvero la necessità di evitare che tali leggi e politiche vengano utilizzate per intimidire o criminalizzare i migranti stessi o chi difende i loro diritti fondamentali. In questo senso, l’Assemblea parlamentare ha lanciato un appello forte e chiaro ai governi dei paesi membri.

Il rapporto insiste sulla necessità di adottare una definizione univoca e condivisa del reato di traffico di migranti, in linea con il Protocollo di Palermo, il testo delle Nazioni Unite che fornisce una base legale per affrontare il fenomeno. Secondo il protocollo, il traffico di migranti è configurabile solo se l’ingresso illegale viene facilitato in cambio di un beneficio finanziario o materiale, diretto o indiretto. In altre parole, non basta aiutare i migranti a superare le frontiere: deve esserci una chiara intenzione di lucro.

Inoltre, l’Assemblea chiede con forza che un nuovo testo legale sul traffico di migranti includa una protezione esplicita per chi fornisce assistenza umanitaria. Il rapporto sottolinea che gli atti di supporto ai migranti nell’accesso ai loro diritti fondamentali, se compiuti senza ricerca di guadagno, non devono essere oggetto di alcuna responsabilità penale. Questo principio mira a proteggere organizzazioni e individui che operano per salvare vite umane e garantire i diritti dei migranti, senza essere ingiustamente perseguiti.

Durante il dibattito sul rapporto, un momento particolarmente acceso è stato l’intervento del senatore italiano Marco Dreosto, appartenente alla Lega, in difesa dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. Dreosto ha ricordato il processo che Salvini sta affrontando per aver temporaneamente bloccato lo sbarco di una nave di migranti per sei giorni, chiedendo all’Europa di condividere la responsabilità dell’accoglienza, senza successo. Dreosto ha criticato la situazione definendola ingiusta e sottolineando che l’ex ministro rischia fino a 15 anni di carcere per aver agito, a suo dire, nell’ambito del mandato ricevuto dagli elettori italiani.

Il rapporto è stato approvato con un ampio margine: 85 voti a favore, 25 contrari e tre astensioni. Tuttavia, la discussione rimane aperta. Da un lato, si cerca di combattere un crimine odioso come il traffico di esseri umani; dall’altro, si cerca di garantire che questa lotta non si traduca in un’ingiusta persecuzione di chi difende i diritti dei migranti o cerca di fornire aiuto a chi è in condizioni di disperazione.

Questa questione mette in luce il delicato equilibrio che l’Europa deve mantenere nel gestire la crisi migratoria: un equilibrio tra sicurezza e umanità, tra il rispetto delle leggi e la tutela dei diritti fondamentali.

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