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La studio. Ismu: “Regolarizzazione per 387mila persone, ma non tutti ne beneficeranno”

Roma, 12 giugno 2020 – Per la Fondazione Ismu, ente di ricerca scientifica indipendente con sede a Milano, la platea di stranieri con i requisiti per beneficiare della nuova regolarizzazione (art. 103 Decreto-Legge 19 maggio 2020 n. 34) sarebbe al massimo di 387mila migranti, di cui 76mila nell’agricoltura e 311mila nell’area dei servizi a persone e famiglie.

È quanto risulta dall’elaborazione di dati delle più recenti indagini campionarie nazionali svolte dalla fondazione. È però realisticamente molto probabile che, come insegnano le esperienze del passato, non tutti coloro che avranno sostanzialmente i requisiti approfitteranno della regolarizzazione, bensì coloro che sono più interessati a regolarizzare la propria posizione sul territorio nazionale e che disporranno di un adeguato capitale culturale e umano e/o potranno attivare reti di relazioni sociali tali da poter permettere loro di presentare una domanda valida, in sicurezza e senza l’impiego di eccessivo tempo, nonché saranno in grado di sostenere i costi necessari per questa operazione.

Paradossalmente chi ha i requisiti per sanare la propria posizione potrebbe non volerlo fare o non averne le capacità, mentre potrebbe accedere alla misura chi non ne avrebbe i requisiti, ma ha più necessità, capacità e possibilità economica. Se è indubbio che in linea teorica la sanatoria in atto potrebbe riguardare una platea di centinaia di migliaia di persone in possesso dei requisiti (387mila), per l’Ismu c’è infatti ragione di ritenere che solamente una minima parte dei potenziali interessati vi accederà. A tal proposito vale la pena evidenziare come il mondo agricolo tenda a rispondere poco alle regolarizzazioni: in quella successiva alla legge Bossi-Fini solo una parte dei beneficiari lo fu in virtù di un lavoro nel settore primario. Nel settore del lavoro domestico e di cura alla persona pesa poi la situazione di grave incertezza economica in cui versano le famiglie a causa della crisi innescata dal Covid-19.

È ragionevole quindi supporre che la combinazione di due elementi di forte incertezza, quali la pandemia e la crisi economica, sarà un elemento determinante e potenzialmente scoraggiante nel decidere se avvalersi o no della regolarizzazione.

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