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L’appello delle miss a chi non vuol sentire

Nayomi e le altre non devono convincere Napolitano, ma quanti in Parlamento ancora mettono i bastoni tra le ruote alle seconde generazioni. Ammettono che le regole vanno cambiate, ma “non ora, non qui, magari in un’altra legislatura…”

Roma – 29 agosto 2012 –  Magari il palco di miss Italia diventasse un trampolino per il diritto alla cittadinanza delle seconde generazioni. E non è il caso di storcere il naso quando si accosta un tema così importante a un concorso di bellezza, perché se quel concorso è lo specchio del Paese, deve mostrarne anche uno di peccati gravi: non riconoscere ancora tutti i propri figli.

Nel lanciare il loro appello, Nayomi Andibuduge e le altre ragazze hanno però sbagliato indirizzo. Perché Giorgio Napolitano conosce benissimo  la loro condizione ed è stata la voce più autorevole a chiedere di cambiarla. Se poi scrivendo al Capo dello Stato volevano rivolgersi a tutto il Paese, sappiano che è già dalla loro parte: oltre il 70% degli italiani, certifica l’Istat,  è  favorevole al riconoscimento alla nascita della cittadinanza italiana ai figli di immigrati nati qui.

A chi andrebbe allora girata quella lettera? A quanti finora in Parlamento se ne sono infischiati delle convinzioni della maggioranza dei cittadini che sono chiamati a rappresentare e quindi continuano ad affossare ogni proposta di riforma della cittadinanza. Dai banchi della Lega Nord dicono “non serve”, da quelli del Popolo delle Libertà magari concedono che “sì, le regole vanno cambiate”, ma poi si lanciano negli equilibrismi del “non ora, non qui, magari in un’altra legislatura”.

Anche le proposte limitate alle seconde generazioni sulle quali ci si stava confrontando alla Camera dei Deputati prima della pausa estiva rimarranno, salvo miracoli, esercizi retorici.  Intanto il tempo passa e Nayomi e le altre devo sfilare in un concorso “a parte”. Certo guarderanno il bicchiere mezzo pieno, penseranno che sono comunque arrivate a Montecatini Terme e che si giocano una grande occasione, ma questo non toglie forza e sostanza alle loro sacrosante rivendicazioni da nuove cittadine.

Con la ribalta offerta a queste ragazze, Patrizia Mirigliani ha aperto una strada, ma l’anno prossimo dovrebbe completare il cammino, eliminando le differenze e ammettendo le figlie degli immigrati cresciute qui nel concorso principale. Senza aspettare che sia la politica a fare il primo passo. Il Paese è pronto per scegliere la più bella delle italiane senza chiederle il passaporto.

Quanti continuano invece ad ostacolare il cammino di questa generazione che prima o poi, inevitabilmente, vincerà la sua battaglia, non accendano nemmeno il televisore per seguire la sfilata finale delle miss. Non hanno occhi per vedere quanto è bella la nuova Italia.

Elvio Pasca

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