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Lavoratori agricoli. Rete Radici: “Programmare il futuro, basta parlare di emeregenza”

Quest’anno in Calabaria si e’ registrata una ripresa delle presenze (circa duemila persone secondo Rete Radici) che ha riportato a interrogarsi sulla necessita’ di assicurare un alloggio dignitoso ai braccianti di nazionalita’ straniera


Reggio Calabria, 26 marzo 2012 – ”Quest’anno e’ andata bene, molte questioni sono state risolte, ma per il futuro smettiamola di parlare sempre di emergenza. C’e’ il tempo di programmare per tempo la prossima stagione”.

Alessio Magro fa parte del movimento Rete Radici, che si occupa del sostegno ai migranti impegnati nella raccolta degli agrumi nella piana di Gioia Tauro. La stagione agrumicola e’ alla fine, molti immigrati africani che lavorano come stagionali stanno lasciando la Calabria. Due anni fa i migranti diventarono un caso dopo la rivolta di Rosarno. L’anno scorso, sulla scia della paura per quei fatti che sfociarono in atti di violenza e intolleranza, in pochi tornarono a raccogliere le arance.
Quest’anno invece si e’ registrata una ripresa delle presenze (circa duemila persone secondo Rete Radici) che ha riportato a interrogarsi sulla necessita’ di assicurare un alloggio dignitoso ai braccianti di nazionalita’ straniera.
Dei siti in cui gli africani abitavano come abusivi nei mesi invernali, la fabbrica Rognetta e l’ex Opera Sila, e’ rimasto poco. Il comune di Rosarno e San Ferdinando hanno predisposto delle aree in cui con la collaborazione della Protezione civile sono stati istallati dei container.

I rapporti tra gli enti locali, la Regione Calabria e lo Stato nella gestione dei migranti nella piana di Gioia Tauro non sempre sono stati lineari. All’inizio della stagione agrumicola 2011-2012 il comune di Rosarno doveva ancora percepire i rimborsi per le spese sostenute nell’anno precedente. Nonostante questo pero’, e’ stato il primo ente a impegnarsi per dare una sistemazione ai migranti africani ed evitare situazioni che potessero degenerare come negli anni passati. Lo scorso mese di gennaio e’ intervenuto il ministro Andrea Riccardi per fare personalmente il punto della situazione e indicare nella strada dell’accoglienza e integrazione la direttrice da seguire anche negli anni futuri. Un modello che secondo Rete Radici ha funzionato bene. I container allestiti in contrada Testa del’Acqua a Rosarno e nel territorio del comune di San Ferdinando hanno contenuto trecento persone circa. Autonome, con i servizi igienici e la possibilita’ di prepararsi un pasto caldo alla fine della dura giornata. Per l’assistenza sanitaria, sono scesi in campo i volontari di Emergency che hanno allestito un ambulatorio mobile.

Alessio Magro di Rete Radici e’ soddisfatto per la gestione dei migranti in questa stagione e auspica che sia un modello da seguire anche in futuro. Tuttavia bacchetta con una battuta la Regione Calabria. ”Ricordo che nel gennaio dell’anno scorso – dice – il governatore Giuseppe Scopelliti annuncio’ con grande enfasi la volonta’ di dotare ogni comune della Piana di Gioia Tauro di un campo per i migranti. Io non ne ho visti. Anzi, il comune di Rosarno e’ stato il primo ad attivarsi nonostante non fossero ancora arrivati i rimborsi per le spese dell’anno precedente”.

Rete Radici prepara un dossier ogni anno per monitorare la situazione dei migranti. Analizza il fenomeno e descrive alcuni modelli creatisi nel tempo, come quello ormai famoso di Drosi dove la Caritas fa da garante per l’affitto delle abitazioni ai migranti. Quest’anno il lavoro si arricchira’ di qualche capitolo in piu’. ”Racconteremo – annuncia Magro all’Adnkronos – i pensieri dei migranti. Finora abbiamo sempre fatto l’errore di pensare per loro con la nostra testa”.

Un altro caso Rosarno in realta’ si e’ verificato anche quest’anno. Il periodico britannico ”The Echologist” ha pubblicato un’inchiesta che rivela l’acquisto del succo di arance a soli sette centesimi al litro da parte della multinazionale Coca cola per la composizione della Fanta. Per potere vendere il succo a un prezzo cosi’ basso, i produttori sono ”costretti”, per loro stessa ammissione, a ricorrere alla manodopera in nero. Allo scoppio della bomba mediatica, la Coca cola aveva annunciato la rescissione del contratto con le aziende che utilizzano manodopera non regolare salvo poi fare un passo indietro dopo le discussioni portate sui tavoli romani del ministero dell’Agricoltura. Anche Coldiretti e’ scesa in campo per difendere i diritti delle imprese agricole. L’associazione dei coltivatori si sta battendo per modificare una legge che fissa nel limite del 12 per cento la quantita’ di succo di arancia nelle bevande che possono fregiarsi del titolo di aranciata.

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