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Lavoro domestico: boom di assunzioni con la pandemia, ma oltre 1 milione sono in nero

Roma, 21 gennaio 2021 – Sono 2 milioni i lavoratori domestici in Italia. Di questi, 6 su 10 lavorano in nero: secondo i dati dell’Inps del 2019, infatti, i lavoratori domestici regolari sono 849 mila, in leggero calo rispetto al 2018. In linea generale, negli ultimi anni sono aumentate le assunzioni di badanti. Calano, invece, quelle delle Colf che, comunque, al momento sono ancora in lieve maggioranza (52% rispetto contro 48%). Grazie ai dati raccolti dall’Istat, tuttavia, è emerso anche che il tasso di irregolarità nel settore domestico è del 57,6%, e questo significa che i dati forniti dall’Inps rispecchiano meno della metà della normalità. A sottolinearlo è l’ultimo Rapporto annuale sul Lavoro Domestico – analisi, statistiche, trend nazionali e locali 2020, pubblicato dall’Osservatorio nazionale Domina.

Lavoro domestico, com’è cambiato nel tempo

Quando si parla di lavoro domestico gli stranieri sono in netta maggioranza: 70,3%. Nel tempo la percentuale è diminuita, facendo entrare nel settore molti italiani prevalentemente nel ruolo di badanti. In particolare, poi, a modificarsi è stata l’età: se nel 2012 la maggioranza dei lavoratori domestici aveva un’età compresa tra 30 e 49 anni (54,0%), oggi la fascia più numerosa è quella di oltre 50 anni (52,4%). Nello stesso periodo è diminuita anche la componente giovane (sotto i 29 anni), passata dal 14,5% al 5,3% del totale. Analizzando i dati, emerge inoltre che sul totale i lavoratori stranieri sono coloro che tendenzialmente hanno contratti irregolari.

La regolarizzazione inserita nel Decreto Rilancio (DL 34/2020) ha visto 177 mila domande di emersione di lavoratori domestici (85% del totale). Ciò ha portato nelle casse dello Stato oltre 100 milioni di euro (30,3 al netto delle spese amministrative), a cui potrebbero poi aggiungersi oltre 300 milioni di euro l’anno, dati dal gettito fiscale e contributivo dei lavoratori regolarizzati. Il lavoro domestico, tra l’altro, porta oggi un gettito fiscale pari a 1,5 miliardi di euro. Immaginiamo se tutti i due milioni di lavoratori avessero un contratto regolare, quale potrebbe essere il gettito. Facendo pochi calcoli è semplice rispondere: 3,6 milioni annui.

Lavoro domestico, boom di assunzioni durante la pandemia

Solamente nel 2019 le famiglie italiane hanno speso 15,1 miliardi di euro nel lavoro domestico. Questo, sottolinea il Rapporto, rappresenta per lo Stato un risparmio in termini di welfare e assistenza. Accogliere in struttura tutti gli anziani non autosufficienti, infatti, costerebbe 10,9 miliardi. Inoltre va ricordato che il lavoro domestico vale l’1,1%del PIL. Con l’arrivo della pandemia, poi, si è verificato un vero e proprio boom di assunzioni. Oltre 50 mila solo nel mese di marzo, il 58,5% in più rispetto al 2019. L’emergenza sanitaria, quindi, ha fatto emergere un aumento del fabbisogno di assistenza da parte delle famiglie. Soprattutto per i bambini a causa della chiusura delle scuole e per gli anziani soli.

Nonostante questo, però, l’irregolarità rimane ancora la prima scelta quando si parla di lavoro domestico. E le proposte DOMINA sulla deducibilità delle spese e sul sostegno alle famiglie porterebbero un’emersione del lavoro sommerso. Aumenterebbero, inoltre, la sicurezza per lavoratori e famiglie e, di conseguenza, un incremento anche del gettito fiscale per lo Stato.

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