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“Mi chiamo Aiag, scappo dalla guerra”, il tema della piccola profuga (che non esiste)

Gaia, 11 anni, entra nei panni di una coetanea costretta a lasciare l’Africa e il suo papà. “La rabbia dell’uomo  mi ha tolto la felicità”

 

Roma – 9 giugno 2016  – “Non posso fare altro che pregare le stelle di donarmi la felicità che mi è stata tolta dalla rabbia dell’uomo”. Aiag è una bambina scappata dalla guerra, arrivata in Italia insieme alla madre, piccola profuga tra profughi, suo padre è rimasto in Africa. 

Aiag è come centinaia di migliaia di altri bambini, ma in realtà non esiste. La sua storia l’ha scritta Gaia, 11 anni, studentessa dell’istituto “Guido Milanesi” di Roma.

“Mi chiamo… e vengo la lontano”, era la traccia del tema per il concorso “Scrittori in erba” promosso dal ministero dell’Istruzione, che chiedeva di immedesimarsi in un bambino immigrato. Così Gaia è diventa  Aiag e col suo tema ha vinto  nella categoria “Prima Media”. Eccolo: 

“Mi chiamo Aiag e vengo dall’Africa; io e la mia famiglia siamo venute in Italia. Ho chiesto alla mia mamma perché ora siamo qui e non in Africa, lei mi dice che è per una cosa chiamata guerra; penso che l’uomo abbia perso la voglia di vivere e che non sappia più amare, ma non l’ho detto a mamma perché il suo viso si era riempito di lacrime ed erano come lacrime indelebili che avevano macchiato il suo cuore. 

Quando esco per strada ho paura perché tutte le persone si allontanano da me ed i bambini si rifiutano di essere miei amici; a me non importa perché io ho già molte amiche: le stelle. Ci vediamo tutte le sere ed io confido loro tutti i miei segreti; uno di questi è rivedere il mio papà che mi manca molto e voglio anche tornare a casa mia, nella mia cameretta, con i miei amici. Finalmente mamma e’ riuscita a trovare lavoro in una casa dove c’è un bambino come me, ed ogni giorno fa le pulizie li’. Quasi dimenticavo! La mia mamma forse è riuscita a trovare una casa (lo spero perché vorrei un bel letto). 

Mi manca l’Africa, ma non posso fare altro che pregare le stelle di donarmi la felicità che mi è stata tolta dalla rabbia dell’uomo. Penso che non sia giusto che i bambini non vogliano fare amicizia con me, perché in fondo io sono un bambino come loro”

 

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