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Migranti, la denuncia di Ocean Viking: “Ci serve un porto sicuro, molti migranti sono in gravi condizioni di salute”

Roma, 2 settembre 2022 – Sono otto giorni che i 460 migranti a bordo della Ocean Viking attendono di sapere dove poter sbarcare. La situazione sulla nave è drammatica: “Non abbiamo mai sperimentato una tale quantità di casi medici gravi a bordo della Ocean Viking prima d’ora. I sopravvissuti si sono trovati in mezzo al mare in situazioni inimmaginabili”, ha dichiarato Xavier Lauth, direttore operativo di Sos Mediteranee.

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Migranti, l’appello della Ocean Viking

Tra le persone a bordo ci sono diversi bambini e neonati. Il loro viaggio è iniziato fuggendo dalla Libia, e ora si trovano prigionieri della Ocean Viking perchè la nave non riesce a ottenere un porto sicuro alla quale attraccare. “Secondo la legge del mare, il loro salvataggio sarà completato solo quando avranno raggiunto un porto sicuro. Questo stallo deve cessare subito”, ha sottolineato Lauth. Tra l’altro, i migranti hanno rischiato seriamente di morire per annegamento prima, e di disidratazione dopo. Al momento necessitano di immediate cure mediche e di assistenza. Nei giorni scorsi, il 29 agosto, due donne incinte sono state evacuate con una motovedetta della Guardia Costiera italiana per partorire. Ora a bordo ce ne sono altre venti, insieme a 80 minori, la maggior parte non accompagnati. Per gli uomini presenti la situazione non è migliore: molti soffrono di esaurimento fisico, infezioni e ferite non curate.

Servono soluzioni a lungo termine, tra cui un impegno per percorsi sicuri e regolari verso la protezione e la sicurezza, garantendo al contemplo l’accesso alla protezione per coloro che arrivano spontaneamente”, ha aggiunto poi Francesco Rocca, presidente della Federazione internazionale della Croce Rossa. Quello che si chiede, quindi, è di istituire delle politiche strutturali in grado di coinvolgere l’intera Unione europea, e che rispettino i diritti umani e il diritto internazionale. Perciò anche il principio di non respingimento per chi fugge dalla guerra e dalle persecuzioni. Nonostante questo, però, Sos Mediterranee ammette di essere sempre stata ignorata: “Siamo stati lasciati soli, senza alcun coordinamento né condivisione di informazioni da parte delle autorità marittime competenti”.

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