Roma, 25 giugno 2025 – La tortura non è un’eccezione lungo la rotta migratoria del Mediterraneo centrale: è un fenomeno strutturale. Lo denuncia con forza Medici Senza Frontiere (MSF) nel rapporto “Disumani”, pubblicato in occasione della Giornata mondiale a sostegno delle vittime di tortura.
Secondo i dati raccolti tra gennaio 2023 e febbraio 2025, 160 persone migranti e rifugiate sono state prese in carico dal progetto MSF a Palermo, realizzato in collaborazione con il Policlinico “Paolo Giaccone”, il Dipartimento PROMISE, la Clinica legale per i diritti umani e l’Università degli Studi di Palermo. Le persone assistite provengono da 20 paesi, prevalentemente Bangladesh, Gambia e Costa d’Avorio, con un’età media di 25 anni e una netta prevalenza maschile (75%).
Il 60% degli episodi di tortura documentati è avvenuto in Libia, mentre un terzo nei cosiddetti Paesi sicuri secondo la normativa italiana. Le torture più frequenti includono percosse, bruciature, rimozione delle unghie, frustate, folgorazioni e soffocamento, spesso ripetute nel tempo.
Per quanto riguarda le donne, l’80% delle pazienti ha riferito violenze sessuali multiple. In generale, il 67% delle persone seguite da MSF presenta sintomi da stress post-traumatico, con depressione, disturbi d’ansia e, nel 3% dei casi, pensieri suicidari.
Anche a livello fisico, le conseguenze sono gravi e durature: dolori muscoloscheletrici (15%), disturbi all’apparato digerente (12%), neurologici (9%), oculistici (6%) e ginecologici (6%).
Il dato più drammatico emerge però dal piano giuridico: solo il 22% degli assistiti ha ottenuto lo status di rifugiato, mentre un ulteriore 5% gode della protezione sussidiaria. La stragrande maggioranza resta senza alcuna tutela riconosciuta, in una condizione di profonda precarietà legale e sociale.
MSF denuncia così un sistema di accoglienza italiano deumanizzante, reso ancora più fragile e selettivo da normative restrittive in materia di migrazione e protezione internazionale. Il quadro che emerge è quello di un fallimento sistemico, dove la sofferenza fisica e psicologica delle vittime si somma all’invisibilità giuridica e all’abbandono istituzionale.